Genova, agosto 1605. Giovanni Andrea I Doria propone a Caravaggio di dipingere una loggia della sua dimora. L'offerta è degna di nota, 6000 scudi, ma l'artista, approdato nella Superba in fuga da Roma per aver ferito un notaio, rifiuta. È probabilmente ospite nel Palazzo del Principe - sorto sotto l'egida di Andrea Doria, ammiraglio di Carlo V, tra gli anni '20 e '30 del '500 - circa un mese grazie alla nuora di Giovanni Andrea, Giovanna, una Colonna, famiglia che proteggerà l'artista anche dopo la sua condanna a morte per omicidio. Oggi Caravaggio torna nella Villa, che riapre i battenti dopo un restauro che ha interessato sia gli interni - dove spiccano gli affreschi di Perin del Vaga, preziosi arazzi e arredi - sia gli esterni, il magico hortus conclusus del giardino, con la fontana del Satiro del Montorsoli, ricondotto alla sua identità cinquecentesca. Caravaggio torna con il «Riposo durante la fuga in Egitto» (1595-96), acquistato nel 1650 da Camillo Pamphilj, nipote di Papa Innocenzo X, e un tempo collocato nella villa Bel Respiro al Gianicolo. Ed è proprio il tema della fuga a essere il «la» dell'esposizione ideata da Massimiliano Floridi - marito della principessa Gesine Pogson Doria Pamphilj - e curata da Alessandra Mercantini e Laura Stagno.
«Caravaggio e la fuga. La pittura di paesaggio nelle ville Doria Pamphilj» (fino al 26 settembre 2010) è un viaggio attraverso ottanta opere, paesaggi e marine commissionati dalla famiglia per le proprie ville extraurbane. Così la fuga è quella biblica, del capolavoro di Caravaggio, dove il paesaggio è quasi co-protagonista della scena: acqua, pioppi e montagne compongono un intenso brano di eco lombarda dove i colori chiari di ascendenza veneta abbracciano un anziano San Giuseppe, che regge uno degli spartiti più ammirati al mondo. Quello dell'angelo che di spalle è intento a suonare il violino. Accanto una Madonna addormentata col Bambino e scorci di quella verità - il fiasco chiuso con lo straccio - propria solo di Caravaggio.
Nel quarto centenario della sua scomparsa - celebrata nella mostra in corso alle Scuderie del Quirinale a Roma - ecco che intorno a quest'opera si ritessono le fila della tradizione dei Doria Pamphilj - insieme dal '700 con l'unione del casato genovese dei Doria, principi di Melfi, e dei romani Pamphilj - e delle loro residenze. Villa del Principe - o Palazzo, per la sua vicinanza alla città - certo, ma anche Centurione Doria a Pegli, Bel Respiro sul Gianicolo e Ripa Grande sul Tevere, senza dimenticare la dimora di Albano e i casini d'Anzio e Nettuno. Per ciascuna una selezione delle opere che ne scandivano gli spazi: ed ecco le serie di Momper, Dughet e Anesi di Bel Respiro mentre le vedute di van Swanevelt provengono da Ripa Grande di Donna Olimpia. E ancora, il ciclo di van Bloemen di villa d'Albano, oggi purtroppo in rovina, e così via tra capolavori anche alla prima apparizione in pubblico.
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