Milano - L’acqua è sempre più salata. Nel 2008,
segnala una ricerca di Cittadinanzaattiva, il costo ha
registrato un incremento medio del 5,4% rispetto al 2007, che
per una famiglia si traduce in una spesa media annua pari a 235
euro. Aumenti a due cifre sono stati rilevati in 15 città: si
parte dalla Campania (+34,3% a Salerno, +31,9% a Benevento) per
arrivare in Emilia Romagna (+21,4% a Parma, +10% a Ravenna)
passando per Basilicata (+16,1% a Potenza e Matera), Veneto
(+16,3% a Padova e +12,3% a Verona), Lombardia (+15,9 a Lodi, +
13,4% a Cremona), Piemonte (+14,5% a Verbania, +12,8% a
Novara), Marche (+14,4%, ad Urbino e +11,5% ad Ancona) e Friuli
(+12,1% Gorizia). In generale, incrementi si sono registrati in
ben 68 capoluoghi di provincia.
In Toscana l'acqua più cara Tra gennaio 2000 a luglio 2009
l’aumento è stato del 47%.
Con ben 7 tra le prime 10 città più care, la Toscana si
conferma la regione con le tariffe mediamente più alte. Costi
più elevati della media nazionale si riscontrano anche in
Puglia, Umbria, Emilia Romagna, Marche, Basilicata e Sicilia.
Marcate differenze esistono anche all’interno di una stessa
regione: ad esempio, in Sicilia, tra Agrigento (città più
cara d’Italia con 445 euro) e Catania intercorre una differenza
di 258 euro. Esempi simili si ritrovano anche in Veneto,
Toscana, Piemonte, Liguria, Marche e Lombardia.
In tema di qualità delle acque destinate al consumo
domestico, poco si parla del ricorso alle deroghe, previste dal
D.Lgs. 31/01 e concesse dal ministero del Lavoro, della Salute
e delle Politiche sociali: negli ultimi 7 anni, ne hanno
usufruito ben 13 regioni. Se nel 2002 solo la Campania ne aveva
fatto ricorso, accompagnata nel 2003 da altre 2 regioni, per
complessivi 5 parametri "fuorilegge" (fluoro, cloruri,
magnesio, sodio, solfati), attualmente sono 8 le regioni in
deroga (Lazio, Lombardia, Piemonte, Trentino, Umbria, Toscana,
Campania, Puglia), per un totale di 7 parametri: arsenico,
boro, cloriti, fluoro, selenio, trialometani e vanadio. Queste Regioni dovrebbero provvedere
affinchè la popolazione sia adeguatamente informata, ma in
alcuni casi non si specificano nemmeno i nomi dei singoli
comuni coinvolti. In ogni caso, ad oggi, il Lazio è la Regione
con il maggior numero di amministrazioni comunali interessate
da deroghe, ben 84 (nel 2006 erano 37) per 5 parametri, segue
la Toscana con 21 comuni (ma nel 2008 erano 69 e nel 2005
addirittura 92) e tre parametri.
«Il settore idrico - dice Teresa Petrangolini, segretario
generale di Cittadinanzattiva - può essere preso a paradigma
delle tante facce dell’Italia: al Nord si investe di più, le
tariffe sono mediamente più basse, così come la dispersione,
ma tre regioni sono in deroga per parametri 2 microbiologici e
chimici eccessivamente alti come l’arsenico.
La rete del Sud fa acqua Al Sud invece non
si investe, la rete è un colabrodo, e anche se i parametri di
potabilità sono migliori che al Nord, le continue interruzioni
del servizio in molti casi non favoriscono il consumo
dell’acqua di rubinetto. Il Centro, dal canto suo, si
contraddistingue per le tariffe medie più elevate. In
generale, a fronte di una crescita costante delle tariffe, la
qualità del servizio è carente: si continua a far pagare il
canone di depurazione anche in assenza del servizio; la
dispersione idrica è ormai pari ad un terzo del volume di
acqua immessa nelle tubature; il regime delle deroghe da
transitorio rischia di diventare perpetuo. Alla luce di tutto
ciò, crediamo non più rinviabile allargare le competenze
dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas anche al
servizio idrico, rafforzandola con reali poteri d’intervento,
mentre guardiamo con preoccupazione alla privatizzazione in un
settore nel quale i livelli di tutela dei cittadini sono
pressochè nulli".
Liguria e Veneto: tariffe basse In positivo, si distinguono Veneto e Liguria, dove a fronte
di investimenti alti, le tariffe risultano inferiori alla media
nazionale, la dispersione idrica è bassa e non vi sono
deroghe. In negativo spicca invece la Puglia, che a fronte di
un livello basso di investimenti realizzati e deroghe dal 2004
ad oggi, presenta le tariffe medie più alte dopo quelle
registrate in Toscana, e una percentuale di dispersione di sei
punti percentuali superiore alla media nazionale.
Lombardia virtuosa La Lombardia rappresenta invece la classica realtà dove la situazione per alcuni aspetti va molto bene ma potrebbe andare meglio: ad alti investimenti si affianca il più basso livello di dispersione, le tariffe sono molto inferiori alla media nazionale (Milano è la città dove in assoluto l’acqua costa meno e Lecco, Lodi e Varese sono tra le 10 città meno care), ma la regione è in deroga a causa della presenza di arsenico.
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