Caro casa, un operaio può comprarsi un box

Con uno stipendio medio basso acquistabili 30 mq Dal 2015 al 2021 i prezzi sono saliti del 41%

Caro casa, un operaio può comprarsi un box
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Questa non è una città per lavoratori: cresce sempre più il divario tra gli stipendi e il costo delle abitazioni, che siano da acquistare o da affittare. I prezzi medi delle case sono cresciuti tra il 2015 e il 2021 del 41 per cento, gli affitti medi del 22 per cento e la retribuzione media di operai e impiegati, che insieme rappresentano il 61 per cento dei lavoratori milanesi, è cresciuta rispettivamente solo del tre e del sette per cento. Se si guarda alle retribuzioni delle categorie medio-basse, nella classificazione INPS denominate «operai» (in media 1.410 euro di retribuzione mensile lorda) e «impiegati» (in media 2.435 euro), i canoni di locazione crescono rispettivamente 7,3 e 3,1 volte più velocemente delle retribuzioni medie delle stesse categorie. Sono alcuni dei dati emersi dal primo report dell'Osservatorio Casa Abbordabile (OCA) promosso da CCL, Delta Ecopolis in partnership con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano. Per molti, soprattutto per i nuovi arrivati e per i profili reddituali medio bassi, il reddito da lavoro non è più sufficiente a garantire una vita quanto meno dignitosa: infatti, il 57 per cento dei contribuenti milanesi dichiara un reddito lordo inferiore a 26mila euro l'anno e il 34 per cento dichiara 15mila euro l'anno. un operaio (con retribuzione media annua lorda di 16.919 euro) vede un indice di metri quadri teoricamente abbordabili pari a 12 nei quartieri del centro storico, 17 metri quadri in quelli semicentrali, e 30 metri quadri nel resto della città. L'impiegato medio (retribuzione media annua lorda di 29.219 euro) potrebbe teoricamente acquistare 16 metri quadri nei quartieri del centro storico, 23 metri quadri in quelli semicentrali, e 40 metri quadri nel resto della città.

Il 2015, anno di Expo, ha segnato un punto di svolta per la città, con dinamiche urbanistiche, sociali ed economiche che sono andate inevitabilmente a modificare l'assetto di Milano: il rialzo dei valori immobiliari in zone sempre più lontane dal centro ha pesato progressivamente sulle spalle dei lavoratori a reddito medio basso, costringendoli a cercare un'abitazione in zone più periferiche. Oggi, sempre di più, ad essere in difficoltà sono profili anche più qualificati.

Se si analizzano i dati relativi al numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica, dal 2015 al 2021 nel Comune siano stati richiesti permessi di costruire da enti pubblici per soli 196 alloggi, pari all'1,1 per cento del totale dei permessi richiesti, con una conseguente offerta di alloggi pubblici largamente inferiore alla domanda: nel 2022 36.946 nuclei familiari hanno presentato domanda a fronte di 1.523 alloggi messi a bando e di 1.297 alloggi assegnati.

Così i contratti di locazione sono passati dai 40.165 del 2015 a 55.830 nel 2021, con canoni in forte crescita: il canone medio registrato da OMI (Osservatorio Mercato Immobiliare dell'Agenzia delle Entrate) è passato da 129,6 euro/mq annuo (2015) a 173,4 euro nel 2022 (+33,8 per cento). Si mantiene molto bassa l'offerta a canone concordato e agevolato studenti, complessivamente ferme al 5 per cento dei contratti.

Per quanto riguarda le compravendite, il prezzo al metro quadro è cresciuto mediamente del 40,7 per cento tra il 2015 e il 2021.

In particolare, risulta preoccupante la crescita dei valori in tre zone: Stazione Centrale-Viale Stelvio (+ 32,7 per cento), Cenisio, Farini e Sarpi (+ 24,6 per cento) e Tabacchi, Sarfatti e Crema (+22,8 per cento), zone interessate da interventi di rigenerazione urbana.

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