Tony Damascelli
nostro inviato a Torino
Undici milioni e mezzo di telespettatori. Quasi il quaranta per cento di share. Carolina Kostner ha ballato sulla testa del Grande Fratello, delle fiction, dei dibattiti di politica e delle partite di pallone. Carolina ha messo assieme gli italiani di ogni età, bambini, mamme, nonni, militari a metà prezzo. LOlimpiade televisiva batte ogni record di previsione, dal curling allo skeleton, voglia di fuggire, di andare a respirare aria fresca nel bosco degli altri sport, dopo la Cernobil del calcio nostrano o delle baruffe preelettorali, per non dire di insulti, bip e magliette sataniche.
Le cose stanno proprio così e il fenomeno Kostner non è nemmeno tale. Il ballo è miele per le api, al punto che mamma Rai, alla voce Del Noce Fabrizio, ha sentito il profumo dolce e ha preannunciato, prossimamente su questi schermi, un programmone serale, al sabato, prime time, che si chiamerà Notti sul ghiaccio, con laggiunta dei vip, da repertorio e casting, oltre che dei docenti in materia, per fortuna.
Sfruttare al massimo leuforia dei Giochi; anche se non arriva la medaglia, spunta un altro podio, quello dellinteresse dei telespettatori. Carolina ha riassunto in se stessa linnocenza, ancora vincente, della sua età, la sfida allimpossibile, il sacrificio, la sofferenza, la caduta, la risalita, la speranza e la delusione, la gioia e le lacrime. Questo riesce a essere lo sport e raccontarlo, descriverlo, illustrarlo permette poi di affrontare, leggere e capire altre vicende umane che comprendono le stesse caratteristiche, a volte celate, di cui sopra. Lo sport non è calcio dangolo e uppercut, non è nemmeno sachow o triplo axel, nemmeno end o stone, inno di Mameli e bandiera al vento, lo sport è quella frequenza che dobbiamo cercare sulla nostra radio, andando avanti e indietro con il cursore fino a quando la sintonia non è perfetta. Ecco spiegata la Carolina, semplice ballerina ma non sguaiata come accade in altri siti televisi, atleta normale, senza le volgarità delle basse polemiche contro giudici e arbitri. Abbiamo ritagliato la sua figurina e poi labbiamo stracciata, secondo malcostume italiano. Non ha colpe, non ha mai detto, lei, di puntare al podio, anzi, a fine gara si è come liberata: «Per fortuna lOlimpiade è finita, mi sono tolta un peso». Si è allenata, è rimasta nel suo guscio, si è mostrata rarissimamente con rarissime parole, si è esibita, è tornata in panchina, continua a essere e a vivere come prima. Gli ascolti televisivi lhanno premiata, le sconfitte dei reality show o dei dibattiti di politica sono un segnale; forse ogni tanto una serata diversa, un giro di valzer, una commedia, da Pirandello a Eduardo, da Govi a Fo, come ai tempi del bianco e nero, potrebbero riportarci sulla terra.
Credo che laria pura di questi Giochi sia destinata però ad esaurirsi. Arrivano nuove nuvole, si preparano tsunami. Non dico del festival di Sanremo che rappresenta una specie di continuazione del fenomeno popolare, con laggravante dei cachet faraonici rispetto al salario minimo degli atleti olimpici (qualcuno di questi sarà tra gli ospiti in Riviera, la prossima settimana, se cè da battere il ferro, lo sci o il pallone, avanti con Totti, Valbusa, Fabris, Piller Cottrer, ne vedremo dei belli), ma intendo dire di altri spettacoli che martelleranno i timpani.
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