Ma Casini sfida ancora Berlusconi: non ha tradizione, io vengo dalla Dc

L’ex presidente della Camera: «L’Udc voterà contro la manovra ma non scenderà in piazza. Così faremmo il gioco di Prodi»

Marianna Bartoccelli

da Roma

Voteranno contro la finanziaria, ma nessuno dei deputati dell’Udc lascerà l’aula. «Il nostro compito - afferma il leader del partito centrista della Cdl, Pierferdinando Casini - è stare in aula e votare no: ce lo chiedono gli italiani. Il confronto con la maggioranza è necessario». Rimangono ancorati al centrodestra, ma non andranno in piazza con Silvio Berlusconi a protestare contro il governo Prodi e la sua finanziaria: «Anche perché Prodi e Berlusconi sono due facce della stessa medaglia - spiega Casini- e il modo migliore per mantenere Prodi in vita è organizzare una manifestazione di massa contro di lui». Boccia senza mezzi termini i referendum elettorali e parla di un centro che deve «evitare che le estreme siano padrone del gioco politico».
Casini approfitta della presentazione del libro di Claudio Velardi (un tempo uomo di fiducia di D’Alema oggi imprenditore senza padrini) «L’anno che doveva cambiare l’Italia», e disegna il ruolo politico suo e dell’Udc nella attuale fase politica. Non si limita a dichiarare che non starà a fianco di Berlusconi nella manifestazione di piazza, ma cerca di definire le sue differenze con il leader della Cdl: «Lui viene dal nulla, io dalla Dc, Berlusconi è la novità e io sono la tradizione e penso che non si debbano nascondere le radici. Lo dico anche agli amici dei Ds». «Il berlusconismo - aggiunge poi l'ex presidente di Montecitorio - è un fattore di popolo e guai a pensare che sia solo dovuto agli strumenti mediatici di Berlusconi o perché è un ricco imprenditore. Più di Bossi e di Fini interpreta un'Italia che c'è e che faccio fatica io stesso a interpretare perché diversa è la mia storia».
E considerato che il sistema attuale è completamente bloccato, e che Prodi e Berlusconi sono due facce della stessa medaglia, adesso è arrivato «il momento dei volenterosi», riferendosi al comitato bipartisan messo in piedi da Daniele Capezzone, Rnp, e Paolo Messa dell’Udc, con personaggi che vanno da Tabacci, a Follini, a Bondi. «Non ci sto a quattro anni e mezzo in cui un certo modo di fare opposizione rappresenti un’assicurazione sulla vita per il governo» spiega. Dice che la legge elettorale non è così caricaturale come il centrosinistra la descrive: «Questo Paese si è diviso a metà grazie alla legge proporzionale. Serve adesso un salto di qualità per superare un bipolarismo con le estreme». E rispetto alla leadership della Cdl afferma con chiarezza che «è stato grazie alla strategia delle tre punte che siamo passati dalla leadership di Berlusconi alla fase che viviamo oggi». E pur ammettendo che c’è bisogno di un profondo rinnovamento tra i moderati non dà per scontato che lui possa esserne il futuro leader: «Potrebbe essere qualcun altro». Attacca la maggioranza: «Sostenere che al governo va tutto bene è una finzione», ma smentisce qualunque accordo segreto con Silvio Berlusconi: «Non sta né in cielo né in terra. Occorre ristrutturare l’area dei moderati e questa è la fase successiva alla strategia delle tre punte». Un primo commento alle affermazioni di Casini è stato fatto dal leader di An: «Sono tre mesi che parla di eliminare le ali estreme - afferma Fini- Il mio parere non è il suo».

Mentre Roberto Cota della Lega Nord sostiene che «Casini preferisce gli inciuci, in questa logica è comprensibile che la piazza non gli piaccia». E così il leghista Francesco Speroni: «Fa il gioco democristiano e quindi fa il gioco sporco. Dovrebbe essere di destra ma con la destra c’entra poco».

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