I fatti, con la loro forza, sincaricano sempre di spazzare gli errori e le illusioni. Il duplice omicidio nella Chinatown milanese la sparatoria in mezzo alle gente, con gli assassini a volto scoperto, il colpo di grazia - ha chiarito quale sia larroganza della criminalità organizzata nella cittadella cinese e quanto poco si curino gli ospiti della nostra legge. Tutto indica la feroce efficienza delle bande che si richiamano agli schemi delle «triadi», della mafia cinese. A completare il quadro stanno sia la personalità delle vittime ( con precedenti gravi) e lomertà dei cinesi, abituati a subire e a tacere quando non sono più o meno direttamente complici. Ci si muove sempre col senno di poi. In altre città italiane a Roma, a Napoli, a Prato si era già constatat quale fosse la forza espansiva della criminalità cinese (racket di ogni tipo, sequestri, gestione di traffici illeciti), ma per il caso di Milano, dove in tre-quattro lustri limmigrazione cinese è cresciuta a dismisura non è scattato nessun allarme. Si è tollerato che questo nucleo compatto di mercanti, artigiani, ma anche falsari con mafiosi al seguito, espellesse da uno dei vecchi quartieri molti dei residenti italiani, per costituire di fatto unenclave, refrattaria e ostile alle leggi.
Alla luce di tutto questo, la rivolta di via Paolo Sarpi diventa la spia di un rifiuto grave delle regole, molto di più del semplice contenzioso sulle multe. E diventa ridicola la pretesa di un esponente del governo di disinteressarsi delle faccenda, giudicata un «fatto locale». Adesso pare che il ministero dellInterno corregga il tiro: ammette il problema, ma ne dà la colpa allurbanistica, alla sociologia del «quartiere monoetnico».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.