Invece di far studiare agli studenti di Giurisprudenza grossi tomi di materie giuridiche - a volte utili, ma altre assai di meno - si farebbe meglio a far loro leggere e meditare l'ordinanza con la quale il Gip di Grosseto Valeria Montesarchio ha disposto la detenzione domiciliare per il Comandante Schettino. Questo provvedimento costituisce infatti un esemplare monito per quanti - e sono purtroppo tanti - continuano a pensare, in presenza di gravi reati - non in termini di diritto, ma di sopraffazione, non in termini di giustizia, ma di violenza, col risultato di aggiungere torto a torto.
Il Gip di Grosseto impartisce a tutti una autentica ed assai utile (almeno in Italia) una lezione di diritto processuale penale e di deontologia. Dal primo punto di vista, il provvedimento non fa che recepire ed applicare i principi che presiedono alla restrizione in carcere prima del processo: pericolo di fuga, reiterazione del reato, inquinamento delle prove. Circa il pericolo di fuga, il giudice ricorda che se Schettino avesse avuto in animo di fuggire, ben avrebbe potuto farlo appena sbarcato, profittando della confusione. Non solo.
Questo saggio giudice previene ogni obiezione al riguardo e specifica come il giudizio sulla presenza di tale pericolo non possa identificarsi «in una mera ipotesi investigativa non supportata da alcun elemento riferibile alla condotta» del Comandante. Sull'inquinamento delle prove, manca ogni indizio di un tentativo al riguardo da parte di Schettino. Circa la possibile reiterazione del reato, soltanto pensarlo è risibile, in quanto non pare proprio realistico che da domani Schettino, alla guida di altra nave da crociera, se ne vada in giro per il Mediterraneo carambolando fra gli scogli.
Ciò non toglie che il provvedimento abbia duramente stigmatizzato la grave imprudenza del Comandante, incapace, fra l'altro, dopo l'impatto di far fronte al suo dovere coordinando i soccorsi: anzi, in proposito, si spendono parole molto dure, ribadendo i gravissimi indizi di colpevolezza a suo carico. Infatti, Schettino non viene liberato.
Tuttavia ciò non basta, afferma giustamente il giudice, a giustificare la restrizione in carcere, essendo sufficiente la misura della detenzione domiciliare.
Insomma, il giudice ricorda che una cosa è la custodia cautelare in carcere, altra, ben diversa, è l'espiazione della pena dopo un regolare processo. Dal secondo punto di vista, il Gip ha saputo resistere ad una enorme pressione di stampa ed opinione pubblica. Complimenti! Non tutti ne sarebbero stati capaci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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