Avevano chiesto una super-perizia per stabilire una volta per tutte che il loro Stefano è morto, come hanno sempre creduto, in conseguenza del pestaggio subito dagli agenti della polizia penitenziaria mentre si trovava nei sotterranei del Tribunale in attesa di essere processato per direttissima. Ma il gup Rosalba Liso, che la scorsa udienza si era riservata di decidere, ha detto no ai familiari del ragazzo: nessuna nuova consulenza sulla morte di Stefano Cucchi, il ragioniere di 31 anni deceduto il 22 ottobre del 2009 all'ospedale Sandro Pertini dopo che era stato arrestato per spaccio di droga sei giorni prima. No perché la parte civile non è legittimata a chiedere un approfondimento di indagini in udienza preliminare, soprattutto se questo è finalizzato ad aggravare alcune posizioni. Quelle degli agenti indagati per lesioni colpose e abuso di autorità, in questo caso. Reati troppo lievi, per la famiglia Cucchi, che dovrebbero lasciare il posto a quello di omicidio preterintenzionale. Perché la parte civile non ha mai creduto alla ricostruzione della Procura, basata su una consulenza del professor Paolo Arbarello, secondo la quale Cucchi sarebbe morto perché non curato in modo adeguato dai medici dell'ospedale dove era stato ricoverato dopo l'arrestato. Per questo tra le persone che rischiano il processo ci sono nove tra medici e infermieri del Pertini, oltre che un dirigente del Provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria. Ma non è ancora detto che la super-perizia non si faccia più avanti: altre difese, infatti, hanno annunciato un'analoga istanza, con l'obiettivo di alleggerire la posizione dei loro assistiti, sulla quale il gip dovrà pronunciarsi. La prossima udienza, il 26 ottobre, la Liso dovrà dire la sua anche sulla richiesta della Procura di autorizzare l'ingresso dei giornalisti e delle Tv in aula, solitamente vietato in sede di udienza preliminare. Questo all'insegna della trasparenza, poiché ai pm Stefano Barba e Maria Francesca Loy non sono piaciute certe polemiche su come è stata condotta l'inchiesta e su come viene riportato sui giornali quanto avviene durante le udienze. E le polemiche, in questo processo così delicato, sono destinate a non esaurirsi. «Il Tribunale mi ha umiliata - commenta infatti Ilaria Cucchi, sorella di Stefano - mi è sembrato che tutti ce l'avessero con me. Evidentemente lì non mi ci vogliono. Me lo dicano chiaro, così non ci andrò più. In realtà non ho fatto nient'altro che chiedere il riconoscimento della verità, e cioè che non sono stati i medici ad uccidere mio fratello».
E sulla richiesta del magistrato di consentire l'ingresso in aula della stampa: «Una procedura inusuale - dice Ilaria - il pm lamenta "pressioni mediatiche". Come dire: serve la presenza di giornalisti in modo che ci sia un'altra voce oltre la mia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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