Il caso di Münzenberg, ispiratore dei guastatori che affosseranno il Pd

Di Pietro e Grillo sanno bene che fiaccando l'umore del nemico democratico lo batteranno. Perché l'opposizione non si iscrive in massa all'Italia dei valori per poi chiuderlo?

Il caso di Münzenberg, ispiratore dei guastatori che affosseranno il Pd

Un consiglio non richiesto per gli amici del Partito democratico l’avrei. Ok a Grillo. Benvenuto! Fantastico! Porte aperte!
Ma nel sospetto, piccolo piccolo, che la candidatura sia un poco strumentale perché non v'iscrivete tutti all'Italia dei Valori, prendete la maggioranza assoluta, cambiate il segretario e poi disponete la chiusura del partito? Almeno anticiperete quello che Di Pietro vorrebbe fare a voi.

Poi dite quello che volete. Ma i due, Di Pietro e Grillo, saranno grulli, saranno grilli, ma sono due talenti straordinari della devastazione.
Portano all'ennesima potenza la provocazione.

Il gioco è presto fatto. Una volta che tu molli i freni e dici che si può dire ogni cosa sul tuo nemico - che non è mai avversario - è difficile fissare un limite. Un po' di filosofi all'inizio del Novecento la spiegavano così: «Tutto quello che può accadere accadrà». Direte: che geni! Ma la frase è meno lapalissiana di come appare. Ovvero sostiene che se in qualche parte del mondo qualcuno si mette in testa un'idea, un'intuizione, sfrucuglia una possibilità, stai tranquillo che prima o poi quella cosa troverà il modo di realizzarsi. Puoi inventare qualunque barriera morale e ideologica per fermarla ma una volta che è venuta in mente a qualcuno, presto o tardi, lui o qualcun altro, la metterà in opera.

Quindi, se la temi, ti conviene farci i conti, prevederla, governarla e preoccuparti subito subito di trovarle un antidoto o un vaccino.
Ora a vederla grigia la pandemia distruttiva potrebbe estendersi all'intero parlamento ma per il momento guardiamo cosa può accadere al nuovo Partito democratico.

La gara nella storia è sempre stata a sedersi per primi dalla parte del Giusto, del Buono, dell'Eroe e della Verità.

Dal secolo scorso questi termini sono diventati i cavalli da battaglia della propaganda. Se devi convincere qualcuno, in effetti, è meglio dire che parli per conto di queste parole, belle e rassicuranti, anziché delle parole che evocano atmosfere contrarie. Infatti, a parte una piccola minoranza di masochisti - e ci sono anche quelli - le persone amano stare dalla parte del Giusto lasciando agli altri il posto del Torto.

Di Pietro e Grillo sono un'ulteriore evoluzione, contemporanea, della rincorsa a queste promesse.

Pensate che a sinistra si erano molto arrabbiati perché dopo corsi intensivi, durati un secolo, di egemonia gramsciana a trarne vittoria è stato un geniotto capitalista che con la Sardegna del loro bistrattato fondatore condivide poco più di una batteria di ville (e oggi un po' troppo sbirciate). Lavorare sul consenso è l'Abc della politica per conquistare qualunque maggioranza. Il problema è che il Cavaliere si è ricordato che chi vende serenità, speranza, fiducia, benessere, ricchezza in terra - bada bene, in terra - è un pochettino più charmant di chi ti elenca i guai del nemico, annuncia apocalissi e invece che impegnarsi a produrre un panino in più t'invita a fare a metà con quello del vicino (un mercato anche questo, quello dei catastrofisti, anche se minoritario. D'altre parte i popoli cercano la pensione in paradiso mica all'inferno).

Ma torniamo ai due sconquassatori del Partito democratico: Di Pietro e Grillo. Essendo guastatori nati interpretano strade che nessuno gli ha mai insegnato. Il talento sta proprio in questo. È natura.
Ad Est per quasi un secolo la Pravda (il cui nome significa, Verità) costruiva in maniera industriale la mente dei suoi cittadini per trasformarli in un esercito di apostoli del comunismo.

Ad Ovest, invece, Goebbels veniva immeritatamente raccontato come il sacerdote unico, creatore della propaganda. Un'immeritata leadership sottratta a un suo connazionale, autentico genio della materia: Willy Munzenberg.

Munzenberg per Lenin e poi per Stalin inventò lo judo mediatico. La forza dell'avversario veniva ribaltata nella sua debolezza. Portò, in sostanza, il cavallo di Troia nel secolo scorso. Piuttosto che lavorare su armi e paura, Munzenberg, teorizzava che con investimenti ridotti e ben più redditizi si potesse fiaccare l'umore dei propri nemici. Invece che produrre ulteriori carri armati e incrociatori - soprattutto in tempi di pace - si sarebbe dovuto investire nella diffusione di «Verità» da infiltrare nel territorio nemico attraverso le porte maestre dei loro fragilissimi capisaldi. Facciamo degli esempi: le democrazie difendono la libertà di espressione? Usiamola! Tutelano ogni minoranza? Creiamone! Accettano il confronto e rallentano ogni azione per non offendere sensibilità diverse? Facciamo esplodere ogni contraddizione che la natura umana possa prevedere! Vi viene in mente qualcosa o qualcuno adesso? Qualche suggestione applicabile ai nostri giorni?

Così vennero finanziati movimenti per la liberazione sessuale nell'Inghilterra postvittoriana e in Europa, furono supportate intere generazioni d'intellettuali «indipendenti», si stimolarono le cause ambientaliste contro l'industrializzazione, quelle animaliste contro le industrie alimentari, quelle pacifiste contro le politiche di difesa.
Oggi tutto questo ambaradan sta sdraiato sui divanetti di qualche talk show.

Non importa cosa dici ma se quello che dici vellica gli istinti peggiori dei nostri sensi.

Non importa la ricostruzione di un fatto, il suo capovolgimento, la sua confutazione ma solo l'emozione, la percezione di tutto questo. Perché non è necessario avere ragione nella Storia ma ottenerla (avendo poi, da vincitori, tutto il tempo per riscriverla).

Il nostro Munzenberg, Willy, fu suicidato nel 1940 forse da sicari di Stalin che lo impiccarono al ramo di una possente pianta.

Era irritato dall'involuzione dei suoi discepoli e per vendetta, racconta la leggenda, una notte di molti molti anni dopo, si presentò sotto false spoglie nel sonno di un leader politico. Nei panni di Morfeo suggerì all'uomo che voleva guidare al successo una gioiosa macchina da guerra un simbolo: la Quercia. Come l'albero a cui Munzenberg era stato lasciato appeso, a ciondoloni, a morire.


Oggi pare che il vecchio Willy, non pago di quella punizione, si sia rimesso in azione.

PS: domanda ai lettori. Munzenberg in 60 anni di storia democratica italiana non è stato, di fatto, mai pubblicato nel nostro Paese. Perché?

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