«Cassanata» di Antonio: aggredisce e insulta giornalista e operatore

«Cassanata» di Antonio: aggredisce e insulta   giornalista e operatore

Per lui, Antonio Cassano, campione dal controllo di palla inversamente proporzionale a quello dei nervi, la telecamera dev’essergli sembrata un po’ come la muleta per il toro nell’arena. Ci sarà questo, forse, alla base dell’episodio di ieri mattina a Quinto, protagonista il fantasista ex blucerchiato. Fatto sta che una giornalista e un cameraman dell’emittente Telenord hanno denunciato di essere stati aggrediti fisicamente e verbalmente (insulti e spinte), per strada, da Cassano. Secondo quanto riferito dalla televisione, l’episodio è avvenuto di fronte a un bar di Quinto, dove la giornalista e il cameraman stavano facendo una serie di interviste in vista delle prossime elezioni. Interviste che, quindi, non riguardavano il giocatore. I due incaricati di Telenord avevano appena terminato il servizio e stavano riponendo la telecamera spenta sul loro scooter quando l’attaccante del Milan è sceso dalla sua auto. Convinto di essere l’oggetto delle riprese, Cassano si è scagliato contro il cameraman insultandolo e spintonandolo. La giornalista ha tentato di spiegargli che stavano svolgendo un altro servizio e che lui non era stato neppure ripreso, ma il calciatore ha continuato imperterrito a dare in escandescenze e a pronunciare frasi ingiuriose. Numerosi presenti sono accorsi in difesa della troupe.
«Stavo facendo un sondaggio per una trasmissione del programma “La Voce“ - sottolinea la giornalista Jessica Nicolini -. Avevamo quasi finito e stavamo per mettere via la telecamera, quando il cameraman mi ha detto: “Guarda chi c’è“. A quel punto non ho fatto in tempo a rivolgere la parola a Cassano che lui ha aggredito il mio operatore dicendogli che gli avrebbe spaccato la faccia. Ho cercato un chiarimento all`interno di un bar. Tra l`altro la telecamera era spenta e non abbiamo ripreso nulla».
Cassano era in compagnia di moglie e figlio, e il fatto di essere comunque avvicinato da giornalisti con telecamera dev’essergli sembrato un’inaccettabile violazione della privacy, oltre tutto in un momento delicato di recupero fisico e psicologico dopo aver subito l’operazione al cuore. La giornalista, figlia dell'ex giocatore della Sampdoria Enrico Nicolini (che, fra l’altro, da opinionista, ha sempre difeso Antonio), ribadisce: «Sono entrata nel bar dove si era recato Cassano per spiegarmi e assicurarlo che la telecamera era spenta e che stavamo facendo un servizio che non aveva nulla a che fare con lui, ma non ha voluto sentire ragioni. Il cameraman, stagista e tifoso sampdoriano, è rimasto scioccato. Se sporgeremo denuncia? - conclude Jessica Nicolini - Non lo so, è una decisione che spetta al cameraman, ma quantomeno vogliamo delle scuse pubbliche».
Immediata la presa di posizione dell’Associazione giornalisti: «Siamo contenti, sul piano umano che Antonio Cassano si stia riprendendo bene dal serio problema di salute che lo ha colpito qualche tempo fa - è l’ironico commento di Marcello Zinola, segretario dell’organismo associativo dei giornalisti liguri - È un peccato che Cassano non tolleri la presenza (non interessata, peraltro, alla sua persona) di due telereporter dell’emittente genovese Telenord, aggrediti e spintonati dal (in questo caso) poco campione del Milan ed ex Sampdoria». Anche secondo Zinola, la giornalista e lo stagista che per caso hanno incrociato il campione a Quinto non lo stavano riprendendo. «Lo hanno incrociato con la moglie, il figlioletto e il suo allenatore - insiste il segretario dell’associazione -, ma è bastato che la giornalista dicesse “Guarda, c’è Cassano“ per accendere l’ira del calciatore. Che ha spintonato e aggredito lo stagista che aveva la telecamera (peraltro spenta) e non lo stava riprendendo.

A Cassano, personaggio pubblico, oltre agli auguri, ricordiamo di ripassare ogni tanto le norme del corretto vivere quotidiano - conclude l’Associazione giornalisti liguri -: sarà pure un celebrato calciatore, ma questo non gli consente di dribblare buona educazione e rispetto per chi lavora».

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