Tratto dall'omonimo bestseller di Louis Bayard che esce in questi giorni anche in Italia per La nave di Teseo, il film è ambientato nel 1830 all'Accademia militare di West Point, dove un giovane cadetto viene ritrovato appeso a una corda. Suicidio? E il cuore che gli è stato asportato? Il comandante della prestigiosa istituzione si affida a un esterno per un'indagine condotta con discrezione, dal momento che seguono altri apparenti suicidi. Entra così in scena Augustus Landor, ex-detective d'una certa fama, interpretato con la dolenza e l'aderenza tipica da Cristian Bale, un po' più barbuto che nel precedente bel western Hostiles - Ostili, sempre diretto da Scott Cooper il quale, da quando ha smesso di fare l'attore ha già diretto sei film.
I delitti di West Point appartiene a quel genere di thriller finto polizieschi con un cast sontuoso (Gillian Anderson, Toby Jones, Timothy Spall, Robert Duvall) in cui non è importante, e nemmeno tanto interessante, la risoluzione del caso, bensì l'atmosfera che si respira e che il regista, aiutato dal direttore della fotografia Masanobu Takayanagi che gioca sui toni scuri e i lampi blu delle divise (da immaginare su grande schermo...) e dalle musiche di Howard Shore, sa perfettamente dosare. Anche narrativamente, perché alla fine ciò che resta di questa suggestiva opera è il focus sul personaggio di Landor, i cui fantasmi del passato si ripresenteranno. Lui è un solitario vedovo (la giovane figlia è anche scappata di casa qualche anno prima) e vive in un cottage abbandonato e ogni tanto beve e dorme con la compagna (Charlotte Gainsbourg), proprietaria di una taverna.
Poi, certo, c'è anche il giallo del racconto, con la chicca dell'aiutante che Landor trova in un giovane e curioso cadetto che si
chiama nientepopodimeno che Edgar Allan Poe (anche nella realtà lo scrittore, qui interpretato da Harry Melling, andò a West Point) e che saprà già usare la poesia per trovare il bandolo della matassa dei casi più misteriosi.
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