«La scrupolosa ed attenta analisi della numerosissima documentazione, il vaglio delle giustificazioni offerte dagli indagati, l'interpretazione sistematica delle norme di legge e di regolamento in materia, ha condotto a far ritenere giustificabili, le spese sostenute per l'acquisto» di diversi beni o servizi tra cui quello di telefoni, computer, accessori informatici, il pagamento di bollette telefoniche per contratti Consip o convenzionati con l'ente, spese per la formazione e informazione politica, spese per la partecipazione a seminari, corsi, convegni e relative spese sostenute in tali occasioni (taxi, treni, ristoranti)». E vanno bene anche i pranzi che «pur non rientrando in un concetto di rappresentanza in senso stretto e pur non collegti a un evento ufficiale, il consigliere ha indicato precisamente come momento di incontro esterno, finalizzato alla trattazione di temi di politica regioanel, con soggetti identificati o identificabili, apprtenenti ad altre istituzioni territoriali». Ed è così che 33 consiglieri ed ex consiglieri regionali escono dall'inchiesta della Procura sulle cosiddette «spese pazze» del Pirellone, che un anno fa portò all'iscrizione nel registro degli indagati di ben 92 politici regionali. Per loro, infatti, i pm hanno chiesto l'archiviazione.
Destra, centro e sinistra, la par condizio giudiziaria è rispettata. Escono infatti dall'indagine Filippo Civati - sfidante di Matteo Renzi e Gianni Cuperlo alle ultime pèrimarie del Partito Democratico - e il renziano Alessandro Alfieri, attualmente capogurppo del Pd in Regione e probabile prossimo segretario regionale del partito, gli ex consiglieri del Pd Carlo Porcari, Luciano Pizzetti, Franco Mirabelli (ora senatore), Sara Valmaggi (attuale vicepresidente del consiglio regionale). Fuori dai guai anche gli ex assessori Raffele Cattaneo (ora presidente del Consiglio Regionale), Gianni Rossoni e Giampiero Borghini, il pidiellino Stefano Carugo, e l'ex consigliere della Lega Rosy Mauro.
Ma se per 33 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali la Procura ha chiesto l'archiviazione, ci sono altri 59 politici ed ex del Pirellone per i quali si profila la chiusura delle indagini e nelle prossime settimane una richiesta di processo con l'accusa di peculato per le presunte spese «allegre» sostenute con i rimborsi pubblici. Spese - scrivono ancora i magistrati - finalizzate al «perseguimento di un interesse palesemente personale, soddisfatto tramite l'impiego di rilevanti risorse pubbliche distratte dagli scopi di legge».
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