Il centrodestra vuole chiarimenti dal governo

Ma D’Alema corregge Prodi: «Impossibile che nessuno sapesse»

Marianna Bartoccelli

da Roma

Approda in Parlamento la bufera che ha travolto l’intelligence italiana con l’arresto degli esponenti del Sismi accusati di avere collaborato con la Cia per il «prelevamento» dell’ex imam della moschea di Milano, Abu Omar. La richiesta di chiarimento del governo arriva da più parti, a cominciare da Alfredo Mantovano di An che si augura che ci sia in aula un pubblico e ufficiale riconoscimento del ruolo dei Servizi, mentre Marco Boato dei Verdi ha avanzato la richiesta di una informativa urgente del governo. Così i senatori di Forza Italia, Antonio Gentile, Maria Burani Procaccini e Giancarlo Pittelli chiedono al governo di riferire «immediatamente» al Parlamento vista la gravità dei fatti. «Il capo del governo - scrivono - deve fugare le ombre che si annidano sulla nostra democrazia per rivelazioni che sembrano infondate e che mettono alla berlina ed espongono al crimine di esagitati, funzionari che hanno rischiato la loro vita per proteggere la nostra». Da sinistra risponde Massimo D’Alema che parla di episodio inquietante e - correggendo la dichiarazione ufficiale del governo del giorno prima che escludeva il coinvolgimento delle istituzioni al momento del sequestro - insinua: «Non lancio accuse a vanvera ma mi domando dove si fermano le responsabilità. Mi sembra difficile che il coinvolgimento di esponenti di primo piano dei Servizi sia avvenuto nella totale inconsapevolezza dell'autorità politica».
Così, trenta deputati di maggioranza firmano un’interpellanza con la quale chiedono di sapere se «ci sono state strutture del servizio segreto militare che hanno svolto un’attività contraria ai fini a cui sono preposte sul caso Abu Omar. Chi nei servizi doveva vigilare perché questo non avvenisse? E chi era a conoscenza di tali eventuali attività?». I deputati inoltre chiedono di sapere la verità sui fatti denunciati da un giornalista di Repubblica, Giuseppe D’Avanzo, che sarebbe stato intercettato e pedinato illegalmente da parte dei Servizi segreti militari. E i rapporti tra la stampa e il Sismi si intrecciano con la vicenda dell’arresto di Marco Mancini. Anche lo stesso ministro della Giustizia Clemente Mastella parla di «violazione della libertà di stampa», mentre l’Unci-Unione nazionale cronisti italiani chiede che venga fatta piena luce sulla vicenda relativa a intercettazioni e pedinamenti compiuti nei confronti di giornalisti «al di fuori da qualsiasi controllo di legalità».
La commissione Giustizia del Senato, che ha già avviato un’indagine conoscitiva sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche, ha deciso di indagare anche sulle intercettazioni legate all’inchiesta milanese. Il presidente della commissione Cesare Salvi ha proposto l’audizione del responsabile dei servizi sul fenomeno delle intercettazioni preventive. Ribadisce la richiesta di una commissione d’inchiesta Gianfranco Rotondi della Dc, mentre taglia corto il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, per il quale chi ha fatto catturare Abu Omar «ha fatto solo bene perché si tratta di un uomo sospettato da una serie di Paesi di essere vicino ad ambienti terroristici e visto che anche nel suo Paese, l’Egitto, se lo tengono in carcere questi sono più che sospetti». Alla fine di un incontro con l’ex premier Silvio Berlusconi, il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa rilascia una dichiarazione di rispetto per la magistratura milanese, ma sottolinea l’importanza dei Servizi che «fanno un lavoro molto delicato con strumenti sul filo della legalità». Dello stesso tono Pierferdinando Casini: «Credo che tutti abbiano constatato come, anche a prezzo della propria vita, gli uomini dei Servizi siano stati di sicura affidabilità per tutti noi. Per cui, fino a prova contraria, continuo ad avere fiducia nei Servizi italiani». Sempre molto alto lo scontro tra il presidente Cossiga e Fabrizio Cicchitto che respinge le accuse di «freddezza nell’aver difeso il Sismi per un baratto tra i magistrati e Forza Italia».

A Cossiga Cicchitto replica che ha invece sottolineato il rischio che «settori politicizzati della magistratura e interessi di potere di altri corpi dello Stato finiscano per smantellare quello che si è costruito nel contrasto al terrorismo internazionale».

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