Francesco De Remigis
C' era una volta il puzzle blu marino. Con i suoi circa 90mila iscritti e 8 deputati eletti a giugno al Parlamento francese, il Front National attraversa oggi la crisi più grave dell'era Le Pen figlia. Da quando, cioè, Marine ha strappato il testimone dalle mani del padre fondatore Jean-Marie nel 2011, e lo ha portato avanti fino al ballottaggio per l'Eliseo lo scorso maggio. Fino a quel momento le differenti visioni dei frontisti erano considerate un di più; un modo per raccogliere voti da una parte e pescarne altrettanti in bacini altrui. Idee diverse.
Per esempio della nipote di Marine, Marion Maréchal-Le Pen, rispetto a quelle dell'ormai ex Numero 2, Florian Philippot. Dopo giorni di battibecchi con la presidente, l'eminenza grigia degli ultimi sei anni abbandona infatti il Front: «Mi dicono che sono vicepresidente di nulla (Marine, mercoledì, gli ha ritirato le deleghe a comunicazione e strategia, ndr). Non ho il senso del ridicolo e sinceramente non ho mai avuto il gusto del far niente, quindi lascio».
Considerato inizialmente un corpo estraneo per curriculum vitae, dalla base, lui che ha frequentato l'Ena, la scuola dell'amministrazione pubblica francese come François Hollande e quasi tutti i politici di rango del Ps e della destra gollista, Philippot era riuscito nel giro di un paio d'anni a generare empatia. Prima stregando Marine (incontrata nel 2009), è diventato il suo più ascoltato consigliere ed emblema del rinnovamento, oltre che uno degli artefici della cosiddetta dédiabolisation; poi, gradualmente, ha smesso di essere un soldatino. Ha deciso di giocarsi il suo pedigree. Guarda caso proprio quando Marine era più in difficoltà, ovvero dopo la sconfitta con Emmanuel Macron.
Ha fondato un suo movimento, «I Patrioti», senza lasciare i lepenisti. Marine a più riprese gli ha intimato di risolvere il «conflitto d'interessi» tra il partito e la sua associazione, aprendo la frattura tra due personalità che sembravano necessarie l'una all'altra. Da «acchiappavoti» si è rivelato un boomerang. Louis Aliot, l'altro vicepresidente del Fn e compagno di Marine, dice che «finalmente ci sarà tranquillità, un estremista settario, arrogante e vanitoso tentava di imbavagliare la nostra libertà di discutere». Ma le cose stanno un po' diversamente.
Nel partito sono in tanti ad aver messo in discussione alcune scelte di Marine negli ultimi mesi, e semplicemente nessuno, pubblicamente, si era permesso di questionare sulle sue variabili strategie. L'aut aut di Marine la presidenza dei Patrioti o il Fn hanno convinto il 35enne Philippot a nuotare in un suo stagno. Con lui, lasciano l'eurodeputata Sophie Montel, il cofondatore di Les Patriotes Frank de Lapersonne e una dozzina di seconde file. «Nessuno è insostituibile», dice il segretario Fn Nicolas Bay. Ma a Philippot va riconosciuta la coerenza delle idee professate in campagna elettorale: su Europa e moneta unica la linea di Marine pare traballante. La sua è più netta: No, Euro.
Le idee. Eccolo il problema principe del Front. Sono troppe e troppo diverse tra le teste pensanti. Marine aveva trovato una personalissima sintesi, incollata al carisma divenuto presidenziabile. Ma la disfatta contro Macron e i soli 8 deputati racimolati in Assemblée hanno reso il puzzle Fn un castello di carte vulnerabile ai primi soffi di vento. Papà Jean-Marie non ha rapporti con la figlia, ma attacca la modernizzazione del partito targata Philippot: «La sua partenza contribuisce alla pacificazione». Vanno molto di moda gli Sms. E forse il problema di una serie di incomprensioni tra pezzi del puzzle che sembravano ben incastrati è dovuto al mancato confronto pubblico, diretto; a un vero congresso, insomma.
Il Front National rischia ora di regredire a un hotel a gestione familiare, piuttosto accentratrice, dove i «giovani» talenti innestati dalla lungimiranza della stessa Marine hanno trovato spazio, ma non residenza stabile o autonomia. Philippot non è l'unico. Marion-Maréchal Le Pen, l'anima cattolica del Front, amatissima dai giovani e dalla base, si è ritirata per motivi personali appena 4 mesi fa. Senza polemiche, con un Sms alla zia. Sembrava una vittoria per Philippot, pro-aborto e più vicino ai gay e ai diritti delle coppie omosessuali, che non alla famiglia «tradizionale». Invece sono fuori entrambi i portabandiera dei due opposti ideali.
Cosa inventerà Marine per restare il faro nel mare blu? Serve un progetto.
Quando il Front è passato da 6,4 milioni di voti al primo turno nel 2012 a 7,6 nel 2017, Marine ce l'aveva anche grazie alle idee destabilizzanti di Philippot, che ha saldato il partito all'antieuropeismo. Oggi Marine deve ripartire dal 33,9% del ballottaggio. Ha già superato il padre, che nel 2002 si fermò al 18%. Ora dovrà superare se stessa, e inventarsi un nuovo alter ego.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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