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La Cgia calcola un miliardo di risparmi con la «cedolare»

Per la prima volta l’Europa lancia sul mercato un bond quinquennale per sostenere un Paese dell’area dell’euro. L’operazione si è conclusa con successo, secondo fonti di mercato, grazie a una domanda che avrebbe superato di tre volte l’offerta di 5 miliardi di euro. L’emissione lanciata dal Meccanismo europeo di stabilità è stata curata da un pool di banche che comprende Barclays Capital, Bnp Paribas, Deutsche Bank, Hsbc. Il rendimento stimato varia fra il 2,30 e il 2,40%: si tratta di un tasso nettamente superiore a quello dell’analogo bund tedesco emesso lo scorso ottobre (1,77% sul secondario). Il costo del prestito per l’Irlanda sarà invece pari al 5,51%, composto per il 2,59% dal costo complessivo dell’operazione (compreso dunque il tasso da riconoscere agli investitori) e per il 2,925 dal margine che spetterà proquota ai 27 Paesi membri.
Secondo Bruxelles il mercato dovrà aspettarsi altre emissioni, per 17,6 miliardi di euro nel 2011, e 4,9 miliardi nel 2012. Inoltre, l’European financial stability facility, creata in maggio sull’onda della crisi greca, ha predisposto un piano di emissioni, la prima delle quali è prevista per la fine di gennaio.
L’emissione di bond (che, è bene puntualizzare, non sono gli eurobond sostenuti da Giulio Tremonti e dal presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Junker) avviene in un momento ancora difficile per l’Eurozona. Ieri, nella prima asta del 2011, il Portogallo è riuscito a collocare 500 milioni di euro a sei mesi. Un successo pagato caro, con un rendimento del 3,686% contro il 2,045% del luglio 2010 e lo 0,592% di un anno fa. Gli investitori hanno preteso dal Tesoro portoghese un rendimento sette volte superiore a quello richiesto per i bund tedeschi a sei mesi. Il test più significativo per Lisbona è quello fissato per la prossima settimana, quando si dovranno collocare titoli a dieci anni. Ieri lo spread con il decennale tedesco di riferimento s’è allargato a 376 punti base, rispetto ai 362 della settimana passata. Il record storico era stato toccato l’11 novembre, con un differenziale di 484 punti base.
Molti analisti prevedono che Lisbona non avrà scelta, e dovrà seguire la strada della Grecia e dell’Irlanda, perchè presto i costi per finanziarsi sul mercato diverranno «insostenibili». Il presidente della Commissione europea (ed ex primo ministro lusitano) Manuel Barroso ha però ricordato che «l’Europa ha gli strumenti per agire». Il fatto è che, nonostante sia in arrivo per Dublino la prima tranche degli aiuti Ue-Fmi, sia la Grecia che l’Irlanda continuano ad essere nel mirino: lo spread fra titoli greci e tedeschi è salito al record di 974 punti base. E sempre ieri, la Banca centrale della Svizzera ha annunciato che non accetterà più i titoli delle quattro maggiori banche irlandesi come collaterale nelle operazioni di liquidità, a causa del fortissimo downgrading operato da Moody’s il mese scorso.

L’allarme della Riserva federale Usa sul debito europeo certamente non rassicura i mercati. E il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz osserva: il fondo anticrisi dell’Eurozona è «essenziale, ma potrebbe dimostrarsi solo un palliativo».

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