Cgil e centrosinistra sparano a zero Montezemolo e Uil prendono tempo

Il ds Visco attacca: «All’orizzonte, c’è una finanziaria elettorale». Pecoraro Scanio (Verdi) chiede ancora una volta le dimissioni dell’esecutivo

Cgil e centrosinistra sparano a zero Montezemolo e Uil prendono tempo

Silvia Marchetti

da Roma

Meno male che è solo «una bozza provvisoria». Perché a giudicare dalla virulenza con la quale opposizione e sindacati si scagliano contro le linee guida del Dpef sembrerebbe che il testo sia già stato approvato. Le stime sulla crescita e le misure per rilanciare l’economia trapelate da palazzo Chigi vengono tacciate di «irrealismo» e considerate quasi il frutto di un colpo di sole. Emblematica la reazione di Cesare Damiani, responsabile lavoro Ds: «Il governo dà i numeri». Ma per il centrosinistra la vera paura è che spetterà poi a loro, semmai saliranno al governo, rimboccarsi le maniche.
Insomma, secondo gli esponenti dell’opposizione le previsioni di crescita e di riduzione del debito sono solo delle «belle favole» perché ormai l’Italia viaggia dritta verso la recessione: un «boom economico» è dunque solo un’illusione. E poi mancano ancora le coperture finanziarie. Per Vincenzo Visco dei Ds si tratta infatti di «uno pseudo Dpef che rinvia a dopo il 2006 gli interventi importanti». All’orizzonte, secondo Visco c’è «una finanziaria elettorale che faccia finta di rispettare le indicazioni Ue». Il senatore dei verdi Natale Ripamonti si spinge oltre e accusa Siniscalco di «taroccare i numeri per dimostrare un equilibrio dei conti pubblici». E puntualmente arriva anche la richiesta di dimissioni da parte di Pecoraro Scanio per «coloro che avevano promesso un miracolo italiano» e che invece hanno realizzato un «disastro». Il leader dei verdi parla di «presa in giro dei cittadini» e insiste sulle responsabilità dei «ricchi nel risanamento del Paese», con ovvio riferimento alla mancata tassazione delle rendite finanziarie.
Sulla redistribuzione del reddito torna a battere anche Rifondazione comunista tramite Paolo Ferrero, secondo il quale la bozza va in tutt’altra direzione rispetto a un Dpef «semplice» e incisivo. Più lucide le critiche dei tre sindacati confederali, che presto incontreranno il governo in un summit che si preannuncia di fuoco. Angeletti, in preda a un forte scetticismo circa un testo più volte definito «fantasma», preferisce prima vedere e poi giudicare. Idem il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Agguerritissimo invece Guglielmo Epifani: «È la cronaca di un disastro annunciato» più volte dal sindacato e ignorato dal governo, «che ha sbagliato tutte le politiche». Mentre Savino Pezzotta, dal palco del congresso Cisl, esorta l’esecutivo ad andare a casa se non sarà in grado di elaborare «un programma minimo e realistico» che «non ricada sulle spalle dei lavoratori, della famiglia e dei pensionati».

Un programma che invece la Cgil boccia tout court come «irrealizzabile» rispetto alle risorse messe sul tavolo. «Numeri in libertà - sentenzia Marigia Maulucci - se questo è l’effetto del pranzo di maggioranza c’è da chiedersi cosa avranno mai mangiato».

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