«I miei quadri parlavano forse di una visione del mondo, di una concezione che si trovava fuori del soggetto e dellocchio. Ora pensare così, in quellepoca tecnica dellarte, vi valeva laccusa di cadere nella letteratura». E in effetti Chagall, che così commentò la sua produzione pittorica, nella letteratura finì per caderci davvero. Ne è una prova la mostra «Lanima viva di Gogol nei disegni di Chagall», curata da Luigi Sansone e realizzata in collaborazione con la Fondazione Mazzotta, la Fondazione Italia Russia e lAssociazione culturale «Le voci della città». Uniniziativa che, in occasione del bicentenario della nascita di Gogol, ha portato, nella sala espositiva della biblioteca Sormani, 96 incisioni realizzate da Marc Chagall tra il 1923 e il 1927 per leditore francese Ambroise Vollard. Un centinaio di immagini che raffigurano i personaggi, il paesaggio rurale e gli interni descritti dal celebre scrittore russo in un classico della letteratura mondiale: Le anime morte. Il romanzo, o «poema in prosa» come lo definì lo stesso autore, nacque da unidea suggerita a Gogol da Puskin e tratta da un fatto di cronaca dellepoca. Il libro, scritto quasi interamente a Roma, uscì in Russia nel 1842, ma rimase di fatto unopera incompiuta, anche a causa dei problemi di ordine religioso ed etico che attanagliavano la coscienza dello scrittore.
Di certo è una coincidenza significativa che entrambi gli artisti abbiano dovuto lavorare lontani dalla comune madrepatria, e deve essere stata una molla importante per Chagall il ruolo da protagonista che la sua Russia interpretava nel romanzo. Ma il vero motivo che ha spinto il pittore ad accettare di buon grado il compito affidatogli da Vollard è stata con ogni probabilità la percezione di una vicinanza artistica con Gogol. A ben vedere, infatti, tutti e due si sono serviti del paradosso, del fantastico, per descrivere lessenza della realtà, creando una mescolanza tra verità e sogno che si ritrova nel viaggio letterario proposto dalle incisioni esposte alla Sormani (fino al 6 febbraio). Una vena visionaria e antinaturalistica comune che si concretizzò, però, in poetiche differenti: più cruda quella di Gogol, delicatamente lirica quella di Chagall, che finisce per proporre una personale rilettura del racconto.
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