Che duro colpo vedere mia figlia su Facebook

L’altro giorno Valeria, 14 anni, mi ha mostrato la sua immagine su Facebook. Ora una domanda mi tormenta: "Chi incontrerà?". L'adolescente: "L’ho fatto perché lì ci sono tutti i miei amici". Il genitore: "Un'immagine innocente che però mi angoscia". La gelosia per Alice volerà negli Usa di Mario Giordano

Che duro colpo vedere 
mia figlia su Facebook

Caro direttore,
ieri mia figlia Valeria, 14 anni, mi ha detto: «Papà da oggi sono su Facebook, vuoi vedere la mia foto?». La prima cosa che mi è venuta da chiederle è stata: «Perché l’hai fatto?». E lei: «Perché l’hanno fatto tutti i miei amici...».
Come genitore è stata una mezza delusione. Del resto, riuscire a insegnare a un adolescente a ragionare con la propria testa trovando la forza di «evadere» dal gregge è quasi impossibile.
Pensavo questo e mille altre cose mentre Valeria mi portava nella sua stanza ancora piena di giochi da bambina. Poi ha acceso il computer e la foto è apparsa sullo schermo con un’espressione romantico-sbarazzina da tempo delle mele.
Non so perché, ma l’ingresso ufficiale di Valeria nel mondo di Facebook mi crea una strana inquietudine che non so spiegarmi. Cosa c’è di male in quella foto? Nulla, assolutamente nulla. Preso dalla curiosità, ho cominciato a digitare i nomi di parenti, colleghi di lavoro, amici, nemici, semplici conoscenti. Risultato? La maggior parte di loro è su Facebook. C’è il famoso giornalista del Nord-Est che si è immortalato galleggiando pancia all’aria mentre fa «il morto» nel mare di Sibari; c’è chi è in posa da rockettaro, chi in sella alla moto, chi balla, chi fa boccacce. Più o meno è lo stesso campionario di immagini tragicomiche di varia umanità che ci vengono puntualmente propinate quando, ospiti di qualcuno, ai padroni di casa viene la brillante idea di mostrare l’album fotografico del matrimonio o dell’ultima vacanza (rito al quale - se si è davvero «fortunati» - può anche seguire il colpo di grazia del... filmino). Cose fastidiose, certo, ma non tali da provocare traumi particolari.
Allora perché continuo ad essere turbato? Di cosa ho paura? Ma, soprattutto, la mia è una paura giustificata? Non ho risposte di nessun tipo. E ciò non fa altro che aumentare la mia ansia di padre-Otello. Vorrei lottare, impormi. Ma sono confuso, terribilmente confuso.
Ma io che c’entro?, mi chiederai tu. Beh, caro direttore, di marmocchi te ne intendi: ne hai ben quattro, il doppio di me. Quindi anche tu hai altissime probabilità di trovarti nella mia stessa situazione.
Sai, in redazione ho la foto di Valeria. È la stessa foto finita ora su Facebook. Fino a ieri quell’immagine la sentivo mia, solo mia. Mai avrei immaginato che quel volto, che è anche un riflesso della mia anima, venisse un giorno «intrappolato» nella rete, diventando patrimonio dei navigatori (buoni e cattivi) di tutto il mondo. Lo so, è assurdo, ma io vivo questa cosa come un «tradimento».
«La verità è che sei geloso di tua figlia», ha banalmente sintetizzato mia moglie che - da quando ha visto nello spot Telecom chattare Elena Sofia Ricci - è diventata anche lei una navigatrice provetta... Qualcuno, a questo punto, potrebbe giustamente farmi notare che il problema non è tanto mia figlia, ma mia moglie.

E se, invece, il problema fossi io? Intanto, una parola di conforto mi è giunta da Elena, mia figlia più piccola, 10 anni: «Papà non ti preoccupare, controllo io quello che fanno mamma e Valeria su internet...».
Sono un padre (o un marito) da psicanalizzare? Prima di stendermi sul lettino, ho deciso di discuterne con la «grande famiglia» del Giornale. Rimango in ascolto.
Nino Materi

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