Finito il concerto, siamo nella Cappella Reale della Reggia di Versailles, i musicisti lasciano il palco e vanno a salutare, uno a uno, chi li ha diretti, Sir John Eliot Gardiner. Il concerto è speciale, chiude una tournée europea di gran prestigio. Sono i 48 musicisti che al politicamente corretto hanno anteposto l'arte: in agosto hanno lasciato il posto fisso e sicuro del Monteverdi Choir & Orchestras (Mco), una certezza che dura da 60 anni però contaminata da ipocrisie buoniste, e hanno seguito Gardiner che in un baleno ha fondato un altro ensemble, The Constellation. Gardiner, inglese, 81 anni, è il direttore di punta del barocco, ha creato e poi proiettato il Mco nel mondo, però un dì della torrida estate del 2023 perse le staffe con un cantante pasticcione, William Thomas, lo colpì e così giù dalla torre: i dirigenti del Mco gli hanno dato il ben servito. Se l'alterco si fosse verificato anche solo una decina d'anni fa, la faccenda si sarebbe risolta fra i due litiganti, a porte chiuse, ma in tempi di misure draconiane e di bacchettate calviniste, da capitalizzare all'occorrenza nelle aule di tribunali, s'è alzato un gran polverone. È perfezionista Sir John Eliot, dunque esigente, all'occorrenza si inalbera, incarna insomma una tipologia umana oggi fuori moda, scomoda.
Si apre però un nuovo capitolo. Dalla polvere all'altar. Anzi, sul podio, anche laddove è passata tanta storia di Francia, Versailles, del resto è stato lui a dirigere le musiche per l'incoronazione di Carlo III. In una sala festante e concentrata, domenica Gardiner ha diretto Bach e Charpentier (ricordate la sigla dell'Eurovisione? è di Charpentier). Il programma è identico a quello che sta eseguendo il Mco in giro per l'Europa, forte di un marchio che sta alla musica come la Ferrari alle auto. In queste settimane The Constellation e il Mco non solo hanno eseguito lo stesso programma, talvolta pure nelle stesse sale e a distanza di pochi giorni. «Non siamo in competizione» abbozza un musicista, ma le spade dei duellanti sono state sguainate, eccome. Sta vincendo Gardiner, The Constellation è un marchio tutto da costruire, vero, ma può contare su musicisti credenti, i migliori, perché nei giorni in cui Gardiner venne cacciato furono proprio le prime parti di coro e orchestra a licenziarsi per seguirlo, il 95% dei musicisti chiese che tornasse al timone, ma il management fu rigido. Il Maestro avrà pure un brutto carattere come tutti quelli che hanno un carattere, però assicura musica ad alti livelli. L'intensità, la gioia del far musica di The Constellation entra nelle fibre di Bach e Charpentier, la si coglie dagli incroci di sguardi tra i musicisti e dei musicisti col direttore. E un Bach così, che ti stacca da terra, è dono natalizio.
Il 2 dicembre abbiamo ascoltato alla Scala il Mco, o meglio, quel che rimane considerato l'esodo. Programma identico a quello del Constellation e sul podio uno specialista del Sei-Settecento come Christophe Rousset, ma la resa è stata quella di un'orchestra senz'anima, intravedi qualche musicista del vecchio complesso ma ben oltre la metà sono professionisti a chiamata: qualche prova, il concerto e via. E la serata è stata noiosamente compita nonostante le pagine gioiosamente natalizie. Applausi stentati, infatti.
Sono l'energia, la personalità e il lavoro indefesso degli artisti a contagiare il pubblico che - lo scriveremo fino allo sfinimento - vuole cibarsi di arte ed è disinteressato alle discettazioni accademiche su nazionalità buone e cattive, comportamenti corretti e scorretti, orientamenti sessuali e politici di chi calca il palco. Ne sono prova i buu della Prima della Scala piovuti sul soprano Anna Netrebko, russa, un tempo nelle grazie di Putin, e per questo osteggiata dalla minoranza della minoranza che però crea il caso. Via i quattro buuatori della Prima, durante le repliche Netrebko è stata la più applaudita del cast. Gardiner è risorto dalle ceneri del perbenismo, anche grazie al mecenate Michael Cioffi, avvocato di Cincinnati innamorato dell'Italia al punto d'aver fatto rinascere un borgo toscano chiamandolo Monteverdi, ora hotel diffuso, lui crede nell'Arte e ha fornito la benzina per l'avvio di Constellation.
Dopo il botto iniziale, e il simpatico duello, ora va messa in moto la macchina organizzativa richiesta da un complesso di questa caratura. Chi ha potuto ha lasciato il Mco, ma sappiamo che l'esodo non è finito. Il duello anche. E pure la speranza (nostra) di godere l'Arte senza i patemi di questi fragili tempi.
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