E Daria? Che ne sarà di Daria, ora che Ada non c'è più? Se si legge Come d'aria di Ada D'Adamo non ci si può non porre questa domanda. Questo romanzo, pubblicato da Elliot a gennaio, e appena selezionato, proprio l'altro giorno, fra i dodici finalisti al premio Strega 2023, straripa di amore a ogni pagina. È un amore non melenso, o finto: è l'amore vero di una madre, Ada D'Adamo, per una figlia, Daria, che a causa di una diagnosi sbagliata è gravemente disabile. Certo, è anche la storia dell'amore fra una madre, un padre (Alfredo) e una figlia, ma l'amore di Ada verso Daria è di quelli che ci mostrano l'esistenza di Dio, un'esistenza in cui l'amore e la sofferenza, l'eternità e la morte sono tutt'uno.
E ora che la morte è arrivata, proprio lei, a scrivere il finale della storia, ha gli occhi di un brutto tumore. Quello che ha colpito Ada alla soglia dei cinquant'anni, fra un intervento di Daria e un ricovero; proprio Ada che - come racconta nel libro - era così attenta ai controlli, una mammografia e una ecografia al seno alternate, ogni sei mesi. È bastato saltarne una. Così si è avvolto un altro filo nel gomitolo di una vita già molto complicata, intrecciato a quelle di Ada e Daria: quello di Ada che si ammala, e comincia a raccontare a Daria la loro storia, in un romanzo. Ada apparteneva già al mondo della scrittura: lavorava come editor per Gallucci e si occupava di libri per bambini. Nata a Ortona, in Abruzzo, nel 1967, si era laureata in Discipline dello spettacolo e diplomata all'Accademia nazionale di danza. La sua passione era ballare: quel corpo, che riusciva a controllare nel minimo dettaglio, era lo stesso che combatteva ogni giorno, ogni momento, nella vita quotidiana, per tenere testa alla condizione di Daria, che richiedeva un impegno fisico costante, infinito, pieno di amore e pazienza e energia. Il corpo sa tutto, dice un besteller, e anche quello di Ada, madre, donna e scrittrice coraggiosa, sapeva. Dell'amore, e della morte dentro. Il libro di Ada D'Adamo rimane in gara per lo Strega, ha fatto sapere l'editore Elliot esprimendo il dolore per la morte dell'autrice. E speriamo che sia l'opportunità per qualche lettore in più di leggere questa storia non facile, ma piena di verità, e tanto commovente quanto poco è retorica. Ecco che cosa raccontava Ada: «Quando hai un figlio disabile cammini al posto suo, vedi al posto suo, prendi l'ascensore perché lui non può fare le scale, guidi la macchina perché lui non può salire sull'autobus. Diventi le sue mani e i suoi occhi, le sue gambe e la sua bocca. Ti sostituisci al suo cervello.
E a poco a poco, per gli altri, finisci con l'essere un po' disabile pure tu: un disabile per procura». Allora Ada vive in Daria, anzi D'aria, come le augurava lei: che quell'apostrofo trasformasse la gravità della sua vita in sostanza lieve e impalpabile. Come D'aria, appunto.
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