L'eccezione Renzi "Penso che sia triste dirlo, ma tafferugli come quelli di ieri ad Arcore sono un regalo clamoroso al Cavaliere. Per mandare a casa Berlusconi (e sarebbe anche l'ora) serve la politica, una politica diversa, non gli scontri di piazza". Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, affida a Facebook la propria condanna alla protesta violenta di domenica pomeriggio. Non è la prima volta che strappa, che chiude alla sinistra estrema, che prova a "rottamare" quel vecchio modo di fare opposizione in mera chiave antiberlusconiana. Ma Renzi è solo una delle infinite voci discordanti che danno forza e vigore alle lotte intestine che stanno facendo a pezzi l'opposizione.
Il virus del movimento di Grillo Per capire dove sta andando a finire il centrosinistra basterebbe guardare il risultato delle elezioni regionali in Piemonte. Il movimento di Beppe Grillo aveva contribuito alla sconfitta del governatore uscente Mercedes Bresso. Il Pd aveva accusato apertamente il comico genovese di questo fallimento. Grillo, anziché serrarsi nei ranghi, continua la propria battaglia. Sul Corriere della Sera, spalleggiato dal molleggiato Adriano celentano, torna infatti a rilanciare il Movimento a Cinque Stelle: "Ormai cammina con le proprie gambe e si rigenera nella forza dei giovani". Per ora, il suo progetto guarda solo alle amministrazioni locali. Ma punterà presto anche alle poltrone romane. "E' un virus innescato in questa società sfaldata - continua Grillo - un virus destinato a espandersi contro tutte le ricchezze corrotte del mondo".
Anche Santoro e Travaglio in politica Il movimento di Grillo ha fatto scuola. Tanto da far venire una nuova idea ai tribuni di Annozero. Ora la Rai non basta più. Michele Santoro e Marco Travaglio vogliono pesare molto di più. Pensano a un nuovo movimento che i due assicurano non essere un vero e proprio partito. "Chi lo dice non conosce Marco Travaglio, perché bisognerebbe torturarlo per farlo scendere in politica - puntualizza Santoro - non conosce me, perché è dai tempi di Samarcanda che sostengo che la frammentazione politica è uno dei mali peggiori". Eppure quando scese in politica Santoro fu eletto al Parlamento europeo nella lista Uniti nell'Ulivo, nave ammiraglia della sinistra. Confinato a Bruxelles e serrato tra le fila del centrosinistra, però, Santoro di è accorto di contare poco. Così, spalleggiato dall'editorialista del Fatto e da Barbara Spinelli, ora scende nuovamente in campo con l'idea di far nascere un "movimento di Legittima difesa dei princìpi che sono alla base della nostra Costituzione".
Il Pd sente il fascino di Saviano "Dobbiamo sostenere la società civile", diceva nei giorni scorsi Massimo D'Alema arricciando il naso davanti alla chiamata alle armi del Palasharp. Sul palcoscenico quel Roberto Saviano, autore di Gomorra che nell'ultimo mese ha fatto passare non pochi mal di pancia ai vertici piddì. Lo ha fatto denunciando i brogliacci alle primarie di Napoli e obbligando Bersani a prendere una posizione netta (non ci erano riuscite nemmeno le foto dei cinesi in coda per votare il futuro candidato alle Comunali). "Sogno un Pd - osa dire il segretario del Partito democratico - che possa dire all'Italia: vieni via con me". L'allusione è al duo Fazio-Saviano. Quindi l'autore di Gomorra potrebbe essere il papa straniero della sinistra di governo? Macché. Sebbene nel dna del Pd vi siano numerosi precedenti (il primo fu proprio Ciampi), sono in molti a non essere d'accordo. Se il Pd mugugna, il duo Santoro-Travaglio stroncano apertamente la "candidatura" di Saviano. Basta leggere tra le righe degli editoriali di Travaglio per capire che la strada non sarebbe quella giusta.
Repubblica fomenta la protesta "Questa manifestazione, questo fiume di persone ci dicono che c'è ancora voglia di reagire - assicura Carlo De Benedetti che sostiene Saviano - sono i primi segnali di un risveglio, bisogna andare avanti su questa strada". Dalle colonne di Repubblica si alza una nuova protesta. Raccolta di fotografie e voce libera al popolo anti-Cav. Proprio dalle colonne del quotidiano diretto da Ezio Mauro è partita, infatti, l'offensiva di Saviano ai vertici del Partito democratico. Eppure non tutti si accodano a De Benedetti. Eugenio Scalfari non ci sta a santificare l'autore di Gomorra. "Scalfari conosce gli intellettuali - spiega il collega Vittorio Macioce sul Giornale non è gente di cui ci si può fidare. Non è un caso che abbia, per se stesso, rivendicato una patente di filosofo ma di una razza diversa: uno che parla di Dio, ma con una competenza da tecnico". Proprio per questo, Scalfari preferirebbe un Mario Draghi a un semplice Saviano.
Le spine nel fianco di Bersani Tra le spine nel fianco del Pd ci sono anche Antonio Di Pietro Nichi Vendola. Se movimenti e tribuni vari offuscano la piazza mediatica, il leader dell'Idv e il governatore pugliese rischiano pure di far saltare la coesione politica in parlamento. I toni accesi, le battaglie di piazza e i pericolosi legami con il popolo viola minano la credibilità di Di Pietro agli occhi di Bersani. Cavalcando le battaglie di piazza di quel popolo viola che al momento non ha capi né programmi, il numero uno incontrastato dell'Italia dei Valori provoca le gelosie di Bersani che sembra aver perso il proprio legame con la sinistra estrema.
Vendola vuole "destrutturare" la sinistra Sul Pd grava anche la minaccia Vendola. "Non sto giocando una partita per la mia carriera - assicura il governatore pugliese - intendo invece combattere per destrutturare il centrosinistra com'è adesso, per poter aprire il ’cantierè di un nuovo centrosinistra". Se il vice capogruppo del Pd al Senato, Nicola Latorre, vede in Vendola il "coprotagonista di una nuova tappa", sono in molti nel Pd a temere i risultati che potrebbe ottenere Sinistra e Libertà. Troppi nel centrosinistra temono "una posizione conservatrice" che costringa il Pd a rimpiangere i tempi andati evocando progetti politici che hanno avuto successo in un'altra epoca. Una posizione che potrebbe essere scardinata con le primarie, ma che fa comodo ancora a molti. "Finora una parte del centrosinistra ha pensato a come guadagnare la vittoria elettorale, certo importante, ma non ha lavorato per raggiungere il mutamento sociale e culturale - avverte Vendola - per cui si può anche vincere alle elezioni, e insieme perdere la società".
L'impossibile alleanza col Terzo Polo Nella galassia anti-Cav si inserisce (a pieno diritto) anche il neonato Terzo polo. Fini, Casini e Rutelli ce la mettono tutta per trovare una collocazione all'interno dell'emisfero politico. Non a casa Futuro e Libertà avevano richiesto una posizione centrale in Parlamento. Ma i continui attacchi al premier e la credibilità di Fini minata dall'affaire Montecarlo sembrano screditare il Terzo polo sia agli occhi degli elettori sia tra le file dell'opposizione. Quel che è certo è che sarà impossibile trovare un'alternativa a Berlusconi che metta d'accordo tutte le opposizioni. La proposta di Massimo D'Alema è, infatti, destinata a cadere nel vuoto. Se da una parte la sinistra acclama Vendola, il Terzo polo strizza l'occhio a Montezemolo o alla Marcegaglia. Le due posizioni stridono a priori. Non solo. Casini non solo fa sapere apertamente la propria antipatia per Di Pietro, ma boccia anche Saviano alla guida di un'eventuale coalizione di opposizione. Insomma, ognuno per sé.
Se negli ultimi anni la sinistra stava in piedi unicamente grazie al proprio odio nei confronti di Berlusconi, ora proprio questo odio sta facendo nascere partiti, movimenti e tribuni fino a mandare in frantumi tutta l'opposizione. E alla fine... Di questa sinistra non si capisce più niente. Vuoi vedere che la vera guerra civile non è contro il Cav ma tra i progressisti?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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