Checco Zalone a teatro. "La satira funziona solo se tocchi gli intoccabili"

Già centomila biglietti venduti per il suo tour. Il comico sorride: "Mi aspetto sane polemiche"

Checco Zalone a teatro. "La satira funziona solo se tocchi gli intoccabili"

«C'era questa signora che voleva adottare una famiglia ucraina, era disperata perché erano finite erano rimaste solo quelle siriane». Ecco, con la sua solita verve dissacrante e politicamente scorretta, Checco Zalone spiega com'è che gli è venuto in mente di tornare in teatro dopo undici anni dal primo tour. «Era febbraio, ho sentito questa storia e mi son detto: forse c'è materiale per mettere su uno show». E così per prendere in giro l'ipocrisia borghese, ma anche quella operaia o quella dei pezzi grossi o dei politici - perché lui non schiera la sua satira da nessuna parte - da stasera riprende il contatto con il pubblico, a teatro. «Potevamo fare poche date nei palazzetti e avremmo guadagnato lo stesso, ma ho preferito i posti piccoli, dove la gente mi può vedere dal vero, non sui mega schermi».

Si comincia stasera da Firenze (quattro date al Palazzo Wanny) e poi, via via, in giro per tutta l'Italia per un anno intero: lo spettacolo si chiama Amore + Iva (una citazione dei Beatles «L'Amore che ricevi è uguale all'amore che dai»), a Milano arriverà il 20 dicembre per fermarsi un mese intero. Il pubblico si è fiondato a prenotarsi: venduti già 100 mila biglietti, molte date sono sold out, tanto che ne verranno aggiunte altre man mano.

«La gente ha voglia di ridere e non vede l'ora di andare a teatro per sciogliersi un po' insieme a Checco», spiega Lucio Presta che produce lo spettacolo con la sua Arcobaleno tre e che ha trovato subito l'entusiasmo dei teatri. Insomma, tappeti rossi per l'artista che più ha incassato nella storia del cinema italiano, che ha fatto ridere generazioni di spettatori, che rimane se stesso anche dopo un successo mondiale. E per questo è così amato. «L'unico lusso che mi sono permesso con i miei guadagni che non sono stratosferici perché io non faccio pubblicità - ha raccontato ai giornalisti arrivati a Firenze per la presentazione del tour - è un pianoforte Fazioli, mi hanno detto che ce l'abbiamo solo io e Pippo Baudo». Perché per lui la musica è importante quanto e più della comicità. «Vorrei essere Bollani. Ho passato il lockdown a suonare il piano. Ascolto molto jazz e i cantautori italiani. Anzi spesso vado a suonare a casa di De Gregori. Lui mi dice che avrei dovuto fare il pianista non fare quelle cazz..te che faccio». E la musica avrà un ruolo fondamentale nel nuovo spettacolo. «Farò un numero dove Vasco reinterpreta Mahmood, un altro che riprende il brano di Jannacci Vincenzina e la fabbrica trasformato in Vincenzina e lo smartphone e un altro scritto per Celentano e Mina, che si intitola Arteriosclerosi, dedicato a due ultra ottantenni: loro non l'hanno voluta cantare, non so perché...».

Accompagnato dalla sua storica band, sul palco ci saranno due performer, Alice Grasso e Felicity. Innesti necessari anche perché lo show sarà inedito, pensato e scritto completamente nuovo, mentre i cavalli di battaglia saranno lasciati alla fine, per un'ondata di liberazione collettiva.

In queste prime serate prenderà di mira il governo per la questione dei migranti lasciati sulle navi delle Ong? «La prendiamo alla larga - risponde lui che non si fa certo intrappolare nelle questioni politiche -. Partiamo da Mendel, il biologo (padre della moderna genetica - ndr) e dai suoi studi sui caratteri ereditari». Giorgia Meloni? «Non ho avuto il tempo di guardare la televisione, ero troppo occupato a preparare il tour. Però mi colpisce la sua capacità di comunicazione». Ma, certo, si occuperà, a suo modo, di integrazione, diritti civili, Covid, guerra, Putin, tematica femminile. «Mi aspetto delle sane polemiche - si diverte -: ci saranno momenti pungenti, scottanti, ma anche spunti di riflessione. Insomma le Ted Talks americane (che sarebbero delle serie di conferenze)». Per esempio: «La storia di una famiglia arcobaleno adottata da un orfanotrofio di Predappio...c'è da montarci su un discorso». Ma di personaggi da prendere di mira non ne vede tanti in questo momento: «Un tempo me l'ero presa con Saviano quando era un intoccabile, ora non avrebbe più senso. La satira funziona quando tocchi persone che nessuno osa toccare. Quando Berlusconi era al massimo ha fatto mangiare decine di comici... Ora ci vorrebbe un altro come lui».

Insomma fuochi d'artificio. Perché lui non si limita.

«L'unica volta che mi sono pentito è quando ho imitato Misseri (omicidio Sarah Scazzi - ndr), forse ho sbagliato, era eccessiva».

Dunque, dopo Firenze, il tour va a Bologna, poi Conegliano Veneto, Trieste, Ravenna, Torino. E dopo Milano, Napoli (a febbraio) e Roma (a marzo). Per ora 72 date, poi si vedrà.

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