Roma - Sentite un po’ questa canzoncina in anteprima: «Gli ominisessuali sono genti tali e quali come noi normali. Quanta gente vi attacca solo perché non vi piace la patacca, gli ominisessuali non c’avranno gli assorbenti ma le ali per volare via da questa atroce malattia...». E poi, ciliegina sulla torta: «Si fanno tutti 'sti telethon per tutte le malattie ma per la vostra?».
Roba da far mettere sul piede di guerra tutte le arcigay d’Italia. Se non fosse che a cantare questo dissacrante brano c’è il Checco Zalone di Zelig, al secolo Luca Medici da Capurso in provincia di Bari, quello di Siamo una squadra fortissimi e che prende in giro tutti i cantanti dello Stivale (in questo caso un po’ Povia, un po’ Gigi D'Alessio), e che è riuscito a infilare su Canale 5 in prima serata, sempre a Zelig, La pizzica di destra, autentico capolavoro anche se tutto da bippare per via delle volgarità, suo marchio di fabbrica.
Ora, dopo il libro Se non avrei fatto il cantande, vari dischi e tanta televisione, Checco Zalone (dall’espressione barese «Che cozzalone!» ossia «Che tamarro!»), vera forza della natura, fa il grande salto al cinema con il film, prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi e diretto dal sodale Gennaro Nunziante, Cado dalle nuvole. Che, nei propositi del regista, «vuole essere il ribaltamento della classica commedia all’italiana in cui un uomo del Sud andava al Nord e si doveva quasi scusare di esistere. Qui Checco Zalone va al Nord proprio per colonizzarlo». In una serie quasi infinita di equivoci e gag che travolgono il giovane pugliese che sogna, o come dice Checco «agogna», di diventare cantante. Lasciato dalla ragazza decide di partire da Polignano con meta Milano dove viene ospitato dal cugino gay (Dino Abbrescia) e s’innamora di Marika (Giulia Michelini) che però è figlia di un leghista convinto (Ivano Marescotti), pieno di pregiudizi sui meridionali.
Teorizza, si fa per dire, Checco Zalone: «Io azzardo un paragone cinematografico con Borat perché il mio personaggio è proprio questo: un Candide nudo e puro di fronte a un mondo che non conosce». Niente male l'idea di un Borat pugliese che si trova immerso in una Milano piena di stereotipi, con le sue feste eccessive, con i locali trendy e gay, con i comizi della Lega. È in queste occasioni che Zalone, non sapendo bene dove si trovi, intona canzoni paradossali rispetto al contesto. Ai gay dedica appunto il motivo del nostro incipit e a una festa leghista quello sul ponte sullo Stretto dal titolo O facimmo 'stu ponte?.
Gli interni del film sono stati in parte ricostruiti in una splendida villa a Nord di Roma - paradossi del cinema - dove ormai si stanno ultimando le riprese del film che uscirà nella prima metà di novembre, «una buona epoca pre-natal» come la definisce Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa che lo distribuirà «in gran numero di copie».
Checco Zalone, che appena finirà di girare il film si immergerà nella preparazione di una puntata monografica e unica per Zelig a settembre, sogna già di tornare davanti alla macchina da presa: «Non guardate le parti basse perché faccio scongiuri e non nascondo un po’ di paura. Ma spero proprio che il pubblico vada al cinema a vedermi».
Una speranza che diventerà certezza se verrà confermata l’aria che si respira sul set, con una comicità alla Peter Sellers di Hollywood Party che guarda anche a un grande attore italiano come Massimo Troisi: «È il mio mito, spero che qualcuno possa dire: “Assomiglia un po' a lui”», sospira quasi timido l’attore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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