Un docufilm racconta la resilienza dei vignaioli italiani al cambiamento climatico

“Gradi”, prodotto da Will con la collaborazione della Fivi, la Federazione dei vignaioli indipendenti, è un viaggio attraverso l’Italia del vino che continua a lottare contro la siccità, le alluvioni, le ondate di calore, le grandinate, gli eventi atmosferici estremi. Ai quale si può contrapporre un mix di soluzioni di mitigazione e di adattamento. Perché “arrendersi e andarsene non è un’opzione”

Un docufilm racconta la resilienza dei vignaioli italiani al cambiamento climatico
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I vignaioli italiani, dal Sud al Nord, combattono ciascuno a loro modo gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla produzione di vino. Sono i più fragili, quelli che hanno il rapporto quotidiano più stretto con territori sfibrati, impoveriti, minacciati. Ma di arrendersi non se ne parla. “Andarsene non è un’opzione”, ripetono più volte i testimoni interpellati per “Gradi. Il vino italiano ai tempi del cambiamento climatico”, il reportage che da giovedì 16 gennaio sarà online sul canale YouTube di Will Media, che produce contenuti originali che raccontano il cambiamento e che è ormai un punto di riferimento nell’informazione digitale, e realizzato in collaborazione con FIVI, la Federazione italiana vignaioli indipendenti.

Gradi è un docufilm asciutto e chiaro, con un paio di pregi evidenti. Non va a caccia di facili allarmismi, usa un linguaggio comprensibile a tutti, non sposa tesi preconcette, non cade mai nel vittimismo. L’autrice e guida Giulia Bassetto (esperta di clima e ambiente) accompagna il pubblico in un viaggio in Italia, da sud a nord, raccontando come produttori di differenti regioni restino coraggiosamente aggrappati alle loro terre ingegnandosi con soluzioni alternative – in carenza di risposte da parte delle istituzioni – per continuare a fare il loro lavoro e a dar voce all’identità territoriale che rappresentano in forma liquida malgrado alluvioni, siccità grandinate, ondate di calore, .

Il viaggio parte nella provincia di Siracusa dove Carmela Pupillo di Cantina Pupilli racconta le difficoltà a condurre la vigna in una condizione di siccità ormai permanente. Poi si risale la penisola fino a Bertinoro, nella Romagna interna, dove Miranda Poppi e Gennaro Cirillo di Cantine Giovanna Madonia raccontano la loro esperienza nella terra più bersagliata negli ultimi anni da fenomeni estremi, leggasi le devastanti alluvioni del 2023 e del 2024. Infine si va in Valtellina: qui Emanuele e Isabella Pelizzatti Perego di Cantine Arpepe spiegano le difficoltà di praticare enologia eroica su terrazzamenti tanto suggestivi quanto fragili e necessari di continua manutenzione. Inoltre Giulia e il team di Will Media hanno intervistato anche due esperti di gestione del territorio che si occupano rispettivamente dell’integrazione di diverse specie arboree all’interno della monocultura della vigna e di gestione dell’acqua.

Il risultato è un prodotto che spiega in modo chiaro e diretto come le soluzioni per adattarsi al clima che cambia esistano, e i produttori che le stanno adottando ne colgono già l’efficacia. Certo non esistono strade facili, ogni strategia di breve e lungo periodo deve tener conto della complessità dei fattori in gioco, quello ambientale, quello economico, quello storico, quello sociale. L’alternativa c’è, certo: si chiama resa e non appartiene certo al corredo genetico di gente abituata a domare una materia di suo quasi indomabile com’è la natura

“I vignaioli e le vignaiole italiane - dice Lorenzo Cesconi, vignaiolo e presidente FIVI - sono in prima linea sul fronte del climate change: da un lato ne soffriamo le conseguenze, dovendo portare avanti il nostro lavoro seguendo andamenti stagionali pressoché imprevedibili e subendo eventi meteorologici spesso catastrofici, dall’altro con orgoglio rivendichiamo di essere davvero quei custodi di territorio che sempre di più servono al Paese, spesso ultimo argine all’abbandono e allo spopolamento, e al conseguente degrado territoriale, paesaggistico e idrogeologico”, “Come emerso dalla recente indagine Nomisma-Wine Monitor – continua Cesconi - una delle principali esternalità positive collegate all’attività dei vignaioli indipendenti Italiani è dato dal fatto che l’81 per cento dei vigneti che coltiviamo si trova in collina e in montagna, rispetto al 60 della media italiana, vale a dire in quelle aree interne sempre più fragili e a rischio abbandono.

Con questo documentario vogliamo raccontare le storie di chi, con sempre più fatica e sempre meno sostegno, mantiene vivi questi territori, investendo e rischiando del proprio. E vogliamo farlo con uno sguardo al futuro, ai vignaioli e alle vignaiole di domani e alle nuove generazioni, nella speranza di consegnare loro non solo un mondo del vino sostenibile, ma un pianeta in equilibrio”.

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