Chi ama la Ferrari preferisce vincere sulle piste

Caro Granzotto, anni fa la Ferrari si stracciava le vesti piangendo che era stata copiata dalla Toyota, oggi rincara con stridore contro la McLaren che sembra non abbia poi copiato. Facciamo un istruttivo passo indietro: nel 1960, a Sebring, con il mio grande amico Bartolomeo Attolico spedimmo manu militari in categoria sport (poi prototipi) le GT a passo corto della Nart non ancora omologate, con furore di Chinetti. L’ingegner Ferrari si inalberò, scrivendomi che non era «sportivo» fare cose simili, ammettendo di riflesso che contrabbandare (d’accordo con gli organizzatori) lo era. Verso fine 1959 o inizio ’60 ero con Ferrari all’autodromo di Modena per vedere le prove di una nuova Testa Rossa. Credo che guidasse Jean Behra. Mentre la macchina girava, gli chiesi come mai non metteva ancora il motore dietro (dopo le batoste prese dai garagisti inglesi). La risposta è nota a tutti: «Il carro non si mette davanti ai buoi». Dissi che però la trazione avveniva dietro. Finse di non sentire. Poco tempo dopo, una Cooper-Monaco che mandavo alle corse in salita tornò ben piegata da un albero. Passati pochi giorni Enzo Ferrari, tutto miele e premura, mi chiamava dicendo esattamente: «Ho saputo della disavventura della sua Cooper, lei sta agli inizi, va incoraggiato, eccetera, le offro di riparare la macchina, senza compenso, tiene occupate le maestranze». Meno di un’ora dopo il canguro della Ferrari la prelevava. Quindici giorni dopo me la riportava più nuova che nuova. A ruota, nasceva da un cavolfiore la prima formula a motore posteriore di Ferrari, inaugurata da Richie Ginther a Montecarlo. Avevano copiato pari pari (mezza Modena rideva, testimoni Girolamo Gardini, Bizzarrini, Chiti, e parecchi altri), ed in ciò niente di male. Nell’800 i tedeschi hanno copiato quasi tutto dall’industria inglese, migliorando, e cosí via fino ai giapponesi che sembrano soliti migliorare anche loro... in attesa dei cinesi. Allora: dato che la Toyota fu spesso (senza M. Schumacher) più veloce della Ferrari dopo quel fatto, come la mettevano a Maranello? E come la mettono oggi con la McLaren che sta altrettanto spesso davanti con il formidabile, inaspettato e scomodissimo Hamilton che cambia le carte in tavola e ridimensiona meritatamente tutti senza la tronfia propaganda di una certa casa costruttrice? Sembra che l’ormai assurda F1 abbia trovato il suo Valentino Rossi e finalmente una, seppure vana, ventata di aria fresca!


Grazie, caro Volpi, per questi interessanti retroscena e per questi aneddoti. Se non ci fosse l’emulazione cosa ne sarebbe dello sport? Certo, qualcuno Oltremanica sembra che ci sia andato giù pesante e per questo dovrà vedersela con la legge.

Però chi ama la Rossa preferisce di gran lunga che il pan per focaccia sia reso in pista, sui circuiti della Formula Uno. Creda a me, una «staccata da brivido» seguita da un sorpasso, per dire, dà al tifoso della Ferrari più soddisfazione d’una arringa in aula di tribunale.

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