Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, non ritiene che i costi della giustizia per ottenere uno sfratto siano troppo elevati?
«Assolutamente. In parte la fine patologica di un rapporto di locazione risente dei costi della giustizia in genere, problemi comuni a tutti coloro che si devono rivolgere a un giudice. Ma c'è qualcosa di più specifico perché chi ha una ragione evidente non dovrebbe affrontare tutte queste spese rispetto a chi ha la denuncia facile o avvia iniziative giudiziarie pretestuose. In altri Paesi i proprietari si rivolgono alle autorità che vanno dall'inquilino, lo prendono e lo portano fuori».
Che cosa fate per correggere il sistema?
«Il ministro Bonafede ha annunciato una riforma del codice di procedura civile e stiamo proponendo con i nostri avvocati una serie di modifiche alle procedure. Ma temo che svolte non ce ne saranno finché non cadono le incrostazioni extra giudiziarie».
Per esempio?
«Il carico fiscale. Il paradosso più grave che speriamo venga corretto è quello tributario, per cui i redditi fondiari come terreni e immobili sono tassati anche quando non producono reddito. È assurdo pagare tasse su una casa o un negozio sfitto. C'è stata una parziale correzione, e pure fatta male, nel settore abitativo dove si possono recuperare le spese dopo lo sfratto. Ma bisogna affermare il principio che se non ricevo un canone non pago tasse, sia sull'abitativo sia sul non abitativo, cioè negozi e uffici. Siamo delusi dal fatto che la legge di bilancio non aiuti in alcun modo i proprietari immobiliari».
La casa è il bene rifugio degli italiani ma invece che tutelare il risparmio investito si preferisce spremere il proprietario.
«Danno, beffa e non so che altro. La situazione poi dipende da città a città: dove la giustizia ha tempi più lunghi le spese aumentano perché le nuove istanze, l'intervento dell'ufficiale giudiziario, il lavoro dell'avvocato appesantiscono i costi da sostenere».
Sembra che possedere una casa sia una colpa.
«Molti immobili sono stati ereditati da genitori o nonni, molti negozi e garage sono stati acquistati come piccoli investimenti. Non lo si vuole capire. Oppure si preferisce intervenire altrove. Ma si sta affermando un nuovo fenomeno che crea allarme».
Quale?
«È in continua crescita il numero di coloro che chiedono di rinunciare alla proprietà, talmente elevato è il peso delle tasse. Una cosa impensabile fino a pochi anni fa. Giuristi e notai si interrogano come applicare un vecchio articolo del codice civile che regola la rinuncia della proprietà a favore dello Stato».
Che poi magari nemmeno se ne fa carico.
«Appunto».
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