"Chi lavora in sicurezza può aprire dal 22". Ma Pd e sindacati hanno dubbi

Il ministro Patuanelli vorrebbe riaprire le attività produttive che garantiscono criteri di sicurezza, ma secondo i dem bisognerebbe posticipare la ripartenza di almeno una settimana

"Chi lavora in sicurezza può aprire dal 22". Ma Pd e sindacati hanno dubbi

Il Ministero dello Sviluppo economico starebbe lavorando per tentare di far riaprire dal 22 aprile tutte quelle attività produttive che garantiscono i criteri protocollo di sicurezza approvato recentemente dalle parti sociali: nei prossimi giorni si vorrebbe far ripartire fabbriche e imprese che sono in grado di far rispettare non solo le misure di distanziamento, ma anche di limitare quanto più possibile il numero di lavoratori durante i turni e di distribuire i dispositivi di protezione ai propri dipendenti. Ma all'interno dell'ala governativa del Pd e in molti sindacati regnano dubbi e cautela: la loro intenzione sarebbe quella di posticipare la riapertura almeno di una settimana, verso il 28 aprile. In tal senso Roberto Speranza auspica in un (ri)avvio 7 giorni prima della fine della quarantena nazionale.

In una posizione delicata si trova il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: da una parte deve fare i conti con alcune Regioni che vorrebbero ripartire quanto prima; dall'altra c'è il ministro della Salute che predica calma e prudenza. In giornata potrebbe esserci un incontro tra lo stesso premier e i sindacati, che ribadiranno al capo dell'esecutivo giallorosso la loro chiara posizione: senza le massime condizioni di sicurezza i lavoratori non torneranno operativi prima del 4 maggio.

Il piano del Mise

Uno scenario totalmente contrastante con quello ipotizzato dal Mise: stando a quanto appreso e riferito da La Repubblica, la volontà di Stefano Patuanelli è di approvare entro lunedì un nuovo Dpcm per dare il via libera alle attività entro il 22 aprile. Ma le resistenze del Partito democratico e i tempi lunghi necessari per la scelta di criteri per la riapertura rendono il tutto molto complicato. Il Ministero dello Sviluppo economico resta comunque in attesa delle linee guida che a stretto giro dovrebbero giungere a Palazzo Chigi. Un problema riguarderebbe le modalità di trasporto per consentire ai lavoratori di tornare a disposizione: un'eventuale rivoluzione dell'accesso ai trasporti e degli orari di lavoro dovrà essere discussa con Comuni, Regioni e parti sociali.

Nella giornata di ieri Vittorio Colao, in videoconferenza, ha consultato alcuni membri della sua task force in vista della fase 2 al fine di mettere su un programma dettagliato di raccomandazioni che dovrebbero essere ultimate nelle prossime ore: la famosa applicazione per il tracciamento e i test sierologici devono essere nazionali per evitare che le Regioni vadano in ordine sparso.

L'app che è stata scelta si chiama "Immuni": Domenico Arcuri, commissario straordinario per l'emergenza Coronavirus, ha firmato un'ordinanza mediante cui si dispone di procedere "alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d'uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons Spa".

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