Sergio Poggi si dimette da sindaco di Chiavari nel giorno in cui il consiglio comunale deve votare la sfiducia. Gioca d'anticipo dopo le dichiarazioni d'una Margherita che non si sposta d'un petalo e glielo comunica in anteprima. L'ennesima scossa a Palazzo Bianco che si tiene le crepe. Ieri alle 13 Poggi protocolla, all'attenzione del presidente del consiglio Franco Clemente, la lettera delle dimissioni che diverranno irrevocabili tra venti giorni. «Tenendo conto di quanto espresso da tre consiglieri comunali della maggioranza (Alessandro Monti, Giovanna Devoto e Biagio Marchello, ndr) - recita la missiva - questa mia presa di posizione è motivata dal fatto di rendere concreta la mia disponibilità a trovare e definire alcune priorità amministrative di grande interesse per la città ed a individuare, tutti insieme, le persone più idonee ad occuparsi delle tematiche concordate da realizzare nei sedici mesi che ancora mancano alla fine del regolare ciclo di questa amministrazione». Sibillino in un quadro ingarbugliato. Altro tempo da prendersi che il nodo stringe. Tutto da giocarsi in consiglio.
L'innesco all'anticipo lo dà il «liberi tutti» della Margherita che, sempre ieri, dopo una sofferta riunione del direttivo, con il voto contrario di Casimiro Gobbi Frattini e Francesco Sabatino, «conferma la posizione critica già espressa nella riunione del 2 gennaio scorso e ritiene di non avere elementi tangibili per invitare i propri rappresentanti in consiglio a rinnovare il sostegno all'amministrazione Poggi, lasciandoli liberi di esprimersi personalmente in modo autonomo». Per chi ancora avesse dei dubbi. Hanno preso atto delle parole di Rosario Monteleone, coordinatore regionale della Margherita, che invece individua le condizioni per la scadenza naturale del mandato. Prendono atto del lavoro di mediazione per uscire dalla crisi amministrativa. Ma è anche vero che «ad oggi non vi è stata nessuna presa di posizione precisa da parte del sindaco circa realistiche prospettive di soluzione». Touchè. Gli interventi dell'ultima ora non convincono. I tre consiglieri Monti, Devoto e Marchello se la vedono in consiglio. Ma il fatto nuovo alla fine arriva: sono le dimissioni di Poggi. Che gioca l'ultima carta, spinge comunque su un'ipotesi di lavoro e lancia segnali forti ai consiglieri in bilico. Sulle tracce di Borea a Sanremo, dimissioni e aperture.
A Chiavari la minoranza è compatta sulla mozione di sfiducia e basta uno solo voto per andare ad elezioni subito. Le premesse ci sono tutte e c'è soprattutto un Alessandro Monti a muso duro. Alle 18 Poggi è a Genova dal Prefetto a formalizzare la sua decisione. Alle 21 s'apre il consiglio. Lo scenario è da tira e molla. Un mese di balletti e promesse non recepite dai dissidenti. Ci mettono bocca tutti. Il 18 gennaio si dimette il vicesindaco Giovanni Scuderi, Poggi lo invita alla revoca. La giunta ha il fiato sul collo e lavora a ritmi serrati. Il 24 l'appello dei DS alla Margherita per un patto di fine legislatura e la disponibilità ad un reimpasto di giunta. Il 30 gennaio faccia a faccia tra Poggi e i consiglieri comunali della Margherita. Poi il punto di non ritorno. Il consiglio affollatissimo s'apre con la lettura delle dimissioni del sindaco. Scatta il toto-scenario. Poggi sfiduciato, commissariamento subito e votazioni a maggio. Oppure. Il sindaco ha tempo venti giorni per confermare o meno le dimissioni. Le ha presentate il 6: se le conferma il 26 febbraio si vota nel 2008 con un anno e mezzo in mano al commissario. Se invece lo fa entra il 24, si va ad elezioni in primavera.
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