Il sondaggio che pubblichiamo è semplice e chiarissimo, per una volta. Prendiamolo come si deve fare sempre con i sondaggi: una credibile indicazione di tendenza. Conferma che la sensazione di pericolo è fortemente sentita; identifica in tre gruppi la fonte principale di aggressione; chiede al nuovo governo le misure promesse; dimostra che gli italiani non sono razzisti e non procedono per pregiudizi. Basta osservare che il giudizio negativo crolla per tutte le altre etnie di immigrati, si fa perfino generoso (o incosciente) quando si tratta di cittadini dei Paesi islamici. Certo, le accuse di xenofobia e di razzismo rivolte nei giorni scorsi da qualche esponente di governo europeo, la signora vice premier spagnolo, Maria Teresa Fernandez De La Vega, tornata pericolosamente dal pragmatismo all'ideologia, le denunce di pulizia etnica sparacchiate da qualche quotidiano antagonista di tutto e a caccia di recupero, Liberazione ad esempio, ma anche le lamentazioni di alcuni alti prelati, come il cardinale Martini, che possono essere state confuse con l'opinione del pontefice, si dimostrano nella loro superfluità. La realtà è tanto semplice, uno Stato deve governare secondo giustizia e poche regole chiare, un po' di giustizia e regole chiedono gli italiani intervistati. Fate caso a tutte le risposte e vedrete che fortunatamente, nonostante l'efferatezza della provocazione, non c'è voglia di vendetta. Nessuno è pronto a vendersi l'anima. Napoli non fa scuola.
Si può obiettare che intorno a rom, albanesi e romeni si è scatenata, dopo un lungo silenzio e la scellerata tolleranza degli ultimi due anni, una campagna politica e di stampa che con troppa approssimazione li indica come gli unici criminali, che soprattutto indica tutti allo stesso modo, senza la necessaria distinzione fra quelli che lavorano e quelli che delinquono. Ma il trentacinque per cento dei reati in Italia sono commessi da stranieri, i romeni al primo posto, sono soprattutto i clandestini a delinquere, mentre tra gli immigrati regolari il tasso di criminalità è, in media, in linea con quello degli italiani. Non lo dico io, ma gli ultimi dati del Viminale, ancora ministro Giuliano Amato. So che i numeri tediano, ma a volte sono meglio di qualunque specioso contraddittorio.
I romeni sono al primo posto (il 15,4% del totale degli stranieri denunciati per questo reato), seguiti dagli albanesi (11,9%) e dai marocchini (9,1%). Anche per le violenze sessuali i romeni sono in testa (rappresentano il 16,2% del totale degli stranieri denunciati per questo reato), seguiti dai marocchini (15,9%) e dai croati (13,9%). Per le rapine in casa, ancora romeni al comando (19,8%), seguiti da albanesi (13,8%) e marocchini (8,7%). Per gli scippi, i marocchini sono al primo posto (20,6%), seguiti da romeni (19,3%) e albanesi (6%). Per quanto riguarda i furti d'auto, i romeni tornano in testa (29,8%), seguiti da marocchini (13,2%) e albanesi (8,8%). Per le estorsioni, infine, ancora romeni primi (15%), seguiti da albanesi (11,2%) e marocchini (10,7%).
Questi dati sembrano confermare un'altra obiezione, secondo la quale si scrive romeno ogni volta, anche quando si dovrebbe scrivere rom. Non tutti i rom sono romeni, infatti, solo poco meno della metà, e in molti di più vivono di espedienti e delitti, perciò bene fa il governo a nominare un commissario speciale a Roma, Napoli e Milano. Non cambia il fatto che buona parte dei delinquenti schedati romeni è venuto liberamente nel Paese che credeva Bengodi, dopo la decisione del passato governo Prodi di non imporre una moratoria. Questo avveniva nel gennaio 2007, i risultati tremendi, a botte di rapine in villa con strage, assalti con stupro, si sono visti nel giro di poche settimane. La stessa cosa accadde con gli albanesi, svuotarono le galere.
Naturalmente i romeni, e non solo, che lavorano in onestà, sono molti, e un'attenta politica sociale ed economica scarta la sanatoria ma verifica la realtà, per esempio spiegando con le buone o con le cattive a tutti gli italiani che tengono a lavorare personale in nero, che quelle domestiche, quell'operaio, sono irregolari per causa loro.
Maria Giovanna Maglie
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