Donna Assunta, ha visto? Nel nuovo pantheon di An, Almirante non c’è più.
«Ah sì? Posso dire chissenefrega o si scandalizza? Mi scusi, ma oggi non ho nulla da commentare».
No, non mi scandalizzo. Mi stupisco che non gliele importi.
«Ma questi non sanno più nemmeno da dove vengono! Cosa vuole che mi preoccupi se si scordano di Giorgio?».
Quindi non le importa perché non li stima più?
«Ha mostrato molta più serenità di giudizio storico Bertinotti, che ha commemorato mio marito, di loro, che fingono di dimenticarlo».
Perché Almirante per lei ci doveva stare.
«Ma che le devo dire? Vedo che per darsi un’aria spiritosa ci hanno messo Mogol e Battisti. E Pavarotti! Ma se hanno questo solidissimo impianto culturale aggiungano pure Bonolis che è persona degnissima, e vadano a Sanremo, a fare i... i... canterini».
Lei è arrabbiata, lo ammetta.
«Noooohhhh, come si può arrabbiarsi, per questi qui? Solo un anno fa facevano a botte per commemorare Almirante. Adesso fanno il pantheon e ci mettono Enzo Ferrari».
Le dispiace perché era comunista?
«Ma si figuri! Era un galantuomo e fra l’altro amicissimo di Giorgio. Se le dicessi...».
Dica, dica.
«Almirante dovette comprare tutte le sedi del Msi in Italia. E non perché avesse velleità speculative, perché non era certo quello il suo mestiere».
E perché allora?
«Perché in affitto non gliele voleva dare nessuno, per paura delle bombe».
E che c’entra Ferrari?
«Per trovare i soldi, Giorgio andava in giro a fare la questua: e più di una volta Ferrari contribuì e molto generosamente. Questa è la complessità della storia d’Italia. Almirante gli ha comprato la casa, in senso materiale, a quei ragazzini di An».
In senso politico, in questo caso.
«No, materiale: chi glieli ha fatti i contrattini da giornalisti al Secolo d’Italia, a loro? Babbo Natale? Gli ha dato la casa dove fare politica, e pure quella dove dormire».
Le secca che ci sia Tatarella?
«Per carità. Io ci avrei messo Nino La Russa, un fondatore del Msi, che casualmente era il padre di Ignazio».
Farà contento La Russa, allora.
«Non lo so. Era un uomo coerente, lui: infatti ha rifiutato la tessera di An».
E' amareggiata, ammetta.
«Mannò! Gli italiani se lo ricordano Giorgio. Perché mai dovrebbero ricordarlo loro? Se non c’era la Destra nazionale, An non sarebbe mai nata».
Lei si sente la custode testamentaria della memoria di suo marito.
«Affatto. Infatti io nel manifesto ci avrei messo anche De Gasperi, che è l’uomo del 1948. E se dovevo citare un pugliese, al posto di Tatarella ci mettevo sicuramente Di Vittorio: uno che difendeva i lavoratori senza poltrone di governo. E se permette pure Terracini, che ha firmato la Costituzione».
Lei sembra dispiaciuta che siano al governo...
«Perché, sono al governo? Mi dà una notizia! Io per ora vedo solo baldoria e rivoluzione».
Non credo che lei sia davvero così drastica.
«Ossì, altro che drastica! Hanno un’idea delle istituzioni e delle regole molto approssimativa. Un senso dell’opportunismo che mi deprime».
Quindi è arrabbiata, ammetta.
«Le ho detto che non me frega niente! Anche se certo, mi stupisce davvero la presenza di Dante in quell’elenco».
Perché mai? È il sommo poeta.
«Guardi che se c’era un dantista quello era mio marito, che recitava la Divina Commedia a memoria».
Forse li avrà ispirati.
«Se hanno messo Dante, di certo avevano in mente qualche omonimo bar. Per tutto il tempo che li ho frequentati, non ho notato passioni travolgenti per la letteratura, in quel gruppo dirigente. Ma forse ero distratta, eh, eh...».
Davvero Almirante conosceva la Commedia a memoria?
«Lo chieda a Ciarrapico! Da editore preparò un’edizione speciale, che regalammo a Reza Pahlavi. Questi al massimo hanno letto Topolino...».
Sugli altri nomi che dice?
«Anche Calamandrei era molto stimato da mio marito. La presenza di Gobetti mi rallegra, sempre che non vogliano accopparlo di nuovo...».
Ma quanto è arrabbiata?
«Macché arrabbiata, felice. È bene che siano dimenticati gli uomini che valevano. Anche perché loro evidentemente non sanno nemmeno che cos’è il pantheon».
Un tempio romano?
«Attualmente è il sepolcro dei reali. Quindi Kohl, Berlusconi e Fini, ad esser pignoli, sono due volte abusivi: perché non sono morti, almeno biologicamente. E poi perché sono privi di sangue blu».
Questa è perfida.
«Poveretti, non li invidio: loro mummificati in vita dagli eruditi di An, Giorgio che continua ad esser vivo nella memoria di tutti, senza bisogno di certificazioni o patenti di nessuno. Sa che le dico? Non se ne sono resi conto, questi fini dantisti: ma gli hanno fatto un regalo».
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