All'inizio furono i Van Halen da Pasadena. Eddie Van Halen, il nuovo dio della chitarra, suo fratello Alex alla batteria, Michael Anthony al basso e David Lee Roth, cotonato frontman, più istrione che cantante. Nel 1974 dominano la scena di Los Angeles, suonando in tutti i locali più importanti, da Gazzarri's al Whisky a Go Go. Nel 1977 ottengono un contratto discografico con la Warner Bros. Eddie ha uno stile innovativo ed esplosivo. Ai rivali, quando lo ascoltano suonare, cade la mandibola a terra. Gli imitatori spuntano come funghi. Tra questi, c'è un certo Randy Rhoads, diciassette anni. Ha una band di scarso successo chiamata Quiet Riot. Il passaparola, tra gli addetti ai lavori, non lascia loro scampo: quel gruppo fa proprio schifo. Non c'è casa discografica che non li rifiuti almeno un paio di volte. Nel 1983, quando ormai Randy è il chitarrista di Ozzy Osbourne, i Quiet Riot riescono a firmare per la Sony e diventano un caso, complice un riuscito video per il canale Mtv. Gli addetti ai lavori si mangiano le mani mentre l'album Metal Health veleggia oltre sei milioni di copie vendute, trascinato dal singolo omonimo e da Cum on Feel the Noize, cover di un inno glam degli Sweet.
È il successo che cambia tutto a livello di mercato. In quel momento, la New Wave, i gruppi come i Talking Heads o i Devo, sembravano destinati alle vette della classifica. Gli Stati Uniti, che oggi ricordiamo per il cosiddetto edonismo reaganiano, sembravano prediligere un approccio da intellettuali alla musica pop. Sembravano, appunto: ed edonismo fu. L'Hard Rock è l'affare del momento. Los Angeles è la Mecca. Mtv è la rampa di lancio. Da anni, Hollywood Boulevard è presa d'assalto da chitarristi cotonati, cantanti dediti a ogni eccesso, gruppi con le zeppe o in tacchi a spillo, un muro di Marshall, un numero non indifferente di virtuosi o aspiranti tali. I metallari vivono in cinque in un monolocale, quando va bene, o in dieci in un garage, quando va male. Vengono pagati un pugno di dollari, quando va bene, o in casse di birra, quando va male. I più ricchi sono proprietari di una strumentazione base. I più poveri si accontentano di quello che trovano nei locali. Fa eccezione Mick Mars, un chitarrista destinato alla fama: possiede gli amplificatori ma tiene insieme le scarpe e i jeans con lo scotch da imballaggio.
Per i gruppi di Los Angeles, lo spettacolo viene prima di ogni cosa. Lezione appresa da una vecchia gloria ancora oggi in azione: Alice Cooper, maestro dello choc rock, che si esibisce con chitarre roventi, ghigliottine, sangue finto, catene, torture, atti di necrofilia dalla fine degli anni Sessanta. Il suo palco è un simpatico baraccone che scherza (ma non troppo) con i luoghi comuni dei film horror e fantascientifici.
Nei locali di Los Angeles capita di vedere qualunque cosa. Blackie Lawless, leader di molte band prima di arrivare al successo con i Wasp, mangia lombrichi e tira sulla platea carne cruda. I Mötley Crüe di Mick Mars (proprio lui) e Nikki Sixx si danno fuoco a vicenda mentre il cantante Vince Neil decapita una bambola gonfiabile piena di sangue finto. Alla batteria c'è Tommy Lee che ascenderà all'immortalità grazie al video porno con la moglie Pamela Anderson: il primo contenuto disponibile in Rete al quale verrà appiccicato il termine virale. Gli Stryper sono invece il lato Hard Rock del cristianesimo. Hanno un impeccabile curriculum da metallari ma al pubblico lanciano oggetti contundenti di specie particolare: Bibbie. I Twisted Sister diventeranno famosi per inni da stadio e soprattutto per il look da travestito però macho del cantante Dee Snider. È lo stesso Snider che, ripulito, si presenterà in tribunale con Frank Zappa per lottare contro il comitato per la censura del rock guidato da Tipper Gore, moglie di Al. Risultato: dieci a zero per Dee Snider, educazione cattolica, eloquenza forbita, ex corista in orchestre sinfoniche, prima di restare folgorato dalle zeppe delle New York Dolls. Le ragazze impazziscono per i Poison, i Ratt, i Great White, i White Lion, i Dokken.
L'apice della follia si tocca con il tour di Ozzy Osbourne del 1984. Come gruppo di spalla vengono scelti i Mötley Crüe. Succede di tutto. Ozzy seminudo scala la facciata di un albergo fino al decimo piano mentre gente si butta in piscina dalla stessa altezza. La cocaina eccita gli animi e fa scoppiare risse improvvise, con i Mötley sempre in prima linea nel darle ma anche nel prenderle. Al termine di un estenuante viaggio in bus, Ozzy batte tutti sniffando, sul bordo piscina di un motel, una fila di... formiche. Queste e altre storie da declino del mondo occidentale, però esilaranti, sono raccontate in Nothin' But a Good Time (Il Castello, pagg. 576, euro 25) di Tom Beaujour e Richard Bienstock.
Le vendite vanno sempre alla grande. I Cinderella, che oggi pochi ricordano, si portano a casa i proventi di tre milioni di copie vendute con il loro primo album e il secondo farà meglio, diventando un longseller. I Bon Jovi, radicati però nel New Jersey, fanno il botto. Nello stesso periodo si scalda i muscoli una band di losangelini acquisiti. Il cantante e leader, Axl Rose, quando nascono i Guns N' Roses, è già famoso per il carattere irascibile. L'appartamento di Slash, il chitarrista, è sede di bevute e sniffate interminabili. In breve, i Guns diventano un fenomeno mondiale. La scena di Los Angeles ha conquistato il pianeta. Ma sta finendo tutto. Nel 1992, i Guns N' Roses cercano un gruppo di spalla per una tournée mondiale. Axl chiede a una band di Seattle sulla bocca di tutti: i Nirvana di Kurt Cobain. I Nirvana rispondono sdegnati. È l'inizio di una faida che andrà avanti fino al suicidio di Cobain, con insulti e probabilmente anche botte agli Mtv Awards. I Nirvana prediligono i camicioni di flanella, le battaglie che oggi chiamiamo politicamente corrette, il profilo relativamente basso. Cantano la depressione economica e soprattutto esistenziale. Propongono una musica punk annacquata nel pop e smaltata di metal. La capitale del movimento Grunge è la piovosa Seattle. Siamo su coordinate diametralmente opposte al divertimento spensierato della assolata Los Angeles. La stampa si schiera subito con il Grunge. Mtv anche. L'industria si accoda. I metallari con i capelli cotonati sono messi in ridicolo, sembrano appartenere al passato remoto, sono superati. Band a cui era stata predetta una luminosa carriera sprofondano nell'anonimato più completo. La generazione Grunge farà la stessa fine, complici i suicidi di Kurt Cobain e successivamente di Chris Cornell dei Soundgarden.
Senza contare i morti di overdose: Layne Staley degli Alice in Chains, Andrew Wood dei Mother Love Bone, da ultimo Mark Lanegan.Per il resto: i Mötley Crüe stanno per passare dall'Italia con un tour mondiale, ospiti i Def Leppard. Seguiranno i rinati Guns N' Roses...
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