
Quando si cita «il libro più letto al mondo» inevitabilmente si pensa alla Bibbia. Che lo sia in effetti, o che semplicemente si tratti del «titolo» più universalmente conosciuto, il risultato non cambia: la storia sacra mantiene su chiunque, credente o meno, un fascino culturale ed motivo - oltreché religioso - praticamente senza confini.
Non stupisce troppo, quindi, che al momento di tirare le somme di The Chosen (serie tv sulla vita di Gesù tradotta in 62 lingue, la prima delle quattro stagioni vista in Italia su Netflix) si siano calcolati 250 milioni di spettatori mondiali e più di 17 milioni di follower sui social media. Numeri che aumenteranno ulteriormente ora che la quinta stagione, The Chosen: Ultima cena, approda sul grande schermo: il racconto degli ultimi, cruciali giorni della vita di Gesù sarà infatti nei nostri cinema da oggi 10 al 16 aprile, e contemporaneamente nelle sale di oltre 40 paesi tra Europa, Sud America, Africa e Asia. La «popolarità» globale del Cristo non basterebbe a spiegare questi numeri, se ad essa non si aggiungessero le due caratteristiche essenziali di The Chosen (letteralmente «Il prescelto»): raccontare la storia di Gesù non in terza persona, ma attraverso gli occhi di chi l'ha conosciuto: Pietro, Matteo, Maddalena, Giovanni eccetera. E descrivere il Salvatore dal lato sopratutto umano, secondo (afferma l'ideatore e produttore esecutivo Dallas Jenkins) «un suo ritratto intimo e autentico».
Un taglio che balza evidente fin dalla scelta del protagonista: il volto di Jonathan Roumie (nella foto) è quanto di più lontano dall'iconografia tradizionale del Cristo, così come l'incarnarono il Robert Powell di Zeffirelli o il Jim Caviezel di Gibson: occhi scuri, carnagione olivastra, gran naso pronunciato. E il suo Gesù fa cose che in un film mai gli si è visto fare: si prepara da mangiare, si lamenta della stanchezza, ride con gli apostoli, scherza; balla perfino. «Questa scelta di raccontare un Cristo anche umano osserva Giovanni Zappalà, ambassador italiano di The Chosen - aumenta il processo di identificazione da parte dello spettatore. Così tanti vivono questa serie semplicemente come uno show televisivo. Ma la maggior parte ne viene toccata: alcuni valori sono così forti che è quasi impossibile rimanere indifferenti.
Noi riceviamo tanti commenti da persone atee che ci dicono «quasi quasi inizio a credere in Dio. Anche se in realtà il nostro obiettivo non è convincere gli atei. Ma raccontare la storia più importante di sempre. Che poi ognuno vivrà come meglio crede».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.