Ci manca solo di rimborsare il seno ai trans

L’onorevole Luxuria ritornato in Parlamento tra scivolamenti d'anca, dopo un suo recente rifacimento estetico, ha reclamato chirurgie gratis e varie per i transessuali. E subito la ministra Turco lo ha assecondato: «L'intimità della persona va rispettata e quindi credo che il nostro sistema sanitario debba fare uno sforzo. È una questione di etica». Ne dubiterei, come sospetto pure molti dei lettori. Però a maggio ne sortirà comunque un qualche disegno di legge per rimborsare i costi d'abbellimento anche di costoro. Un rimborso stravagante; tuttavia perfetto per far capire proprio a tutti perché la spesa pubblica, fatta salire nel 2006 sopra la metà del Pil, non calerà nel 2007. Proprio ieri l'Istat infatti ci informava che le spese sono aumentate di quasi due punti percentuali di prodotto in più rispetto al 2005. Il che non promette nulla di buono. Ma nel groviglio di così tante stime sbagliate, finanziarie mal dosate e tesoretti inattesi, era difficile spiegarlo.
Ecco invece arrivano l'onorevole trans e la ministra a esemplificare cosa significhi che la spesa pubblica stia ormai straripando. Significa che non c'è la minima sua clientela, per quanto frivola, che questo governo trascurerà d'assecondare, coi nostri denari. Pertanto l'incremento netto delle spese finirà per superare i 3,6 miliardi, già troppi, previsti per il 2007. Anche perché se la clientela dei colleghi di Luxuria ancora è contenuta, non lo è quella degli statali. Ed è impensabile che essi si accontentino degli 1,1 miliardi di maggiori spese fissati per il pubblico impiego e i rinnovi contrattuali. Anche perché il loro mestiere è quasi sempre lo stesso della più parte dei lacrimanti agli ultimi due congressi di Margherita e ds.
I quali fanno talora di peggio: gli assessori, i sindaci o gli amministratori di municipalizzate. E sono così etici da chiedere subito un incontro al governo: non accettano un comma che gli vieta compensi per gli incarichi in società controllate dalla loro amministrazione. Né piace a costoro il divieto di nomina per chi abbia amministrato una società in perdita per tre anni consecutivi negli ultimi cinque. Tuttavia qualcuno colmo di carità potrà, caro il mio lettore, forse pure eccepire: c'è il tesoretto da spendere. Ma la replica è immediata: sono troppe le clientele governative che si devono far felici con quei miliardi sortiti da una contabilità inetta. E infatti mentre con le nostre tasse, servite a più spese, il ministro dell'economia fa il giulivo per l'Europa, ecco già il ministro Damiano a reclamare il tesoretto. E perché mai? Gli serve a rimandare meglio lo scalone e la riforma delle pensioni. Altra splendida prova dell’etica di questo governo. La cui fama s'è sparsa oltre confine, ed eccita persino Gheddafi, che col tesoretto vuole farsi fare un'autostrada.
Secondo quanto apparso sul Sole 24 ore D'Alema si sarebbe già informato a riguardo in via XX Settembre.

Insomma delle scelte etiche di chi spende i nostri soldi io dubiterei molto; e il record di soldi pubblici sprecati ha ottime probabilità di essere superato nel 2007. Tuttavia al governo un merito va riconosciuto: ha esteso i confini comici della commedia all'italiana ai conti pubblici; argomento altrimenti ostico, arido, da sempre dolente in Italia.

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