Ci vuole coraggio per ripartire da zero

Alemanno ci ha pensato un po’ su, poi ha scelto di cancel­lare la giunta di Roma. Si rimet­te in gioco come sindaco, apre una nuova fase, scommette su un futuro politico incerto e sconta i peccati e le chiacchie­re

Ci vuole coraggio per ripartire da zero

Ci vuole coraggio per azzerare tutto, e ricominciare. Gianni Alemanno ci ha pensato un po’ su, poi ha scelto di cancel­lare la giunta di Roma. Si rimet­te in gioco come sindaco, apre una nuova fase, scommette su un futuro politico incerto e sconta i peccati e le chiacchie­re. Questa decisione è influen­zata probabilmente anche dal­la brutta storia di Parentopoli. È stato un testacoda difficile da gestire e controllare. Ha col­pito l’immagine del governo romano, che voleva aprire una stagione diversa rispetto alle politiche di lobby e amici tanto care al veltronismo.

Ale­manno, con questa svolta, vuole anche far capire che gli errori si pagano. È un po’ la stessa scelta che fece Vendola quando in Puglia si ritrovò con molti uomini in procura. Qui, a Roma, la frattura è stata più tempestiva. Alemanno non ha dovuto neppure aspettare le mosse della giustizia e poi gli affari di tangenti pugliesi sono più pesanti del malcostume parentale. È chiaro che il sindaco di Roma ora mette sul piatto tutto il suo prestigio politico. È una scommessa, ma non può essere tutta affidata al fato. Ora serve un’etica al di sopra di ogni sospetto. La chiarezza è un buon punto di partenza. I rischi però restano, e non sono pochi. Quando si azzera tutto non si sa mai bene dove si va a finire. Alemanno potrebbe essere percepito come un sindaco più debole rispetto al passato. Qualcosa ha perso. A Roma poi c’è sempre qualcuno che soffia sul fuoco. Si fanno ipotesi, c’è spesso qualcuno pronto a spiegarti come sarà il futuro.

Ogni mossa di Lupomanno finirà nel calderone dei discorsi da bar o di palazzo. E già è partito il passaparola. Si racconta che Alemanno stia cercando un vicesindaco forte, uno in grado di sfidare Zingaretti quando ci sarà da battersi davanti agli elettori. Se la nuova giunta non dovesse decollare, si andrebbe inevitabilmente alle elezioni. Non è un caso che Zingaretti vada in giro a sostenere che i sondaggi lo danno con il vento in poppa. E a Roma se sei ottimista qualcuno ti viene dietro, magari per non rimproverarsi di non averci creduto. Chi potrebbe essere questo vicesindaco con la candidatura in tasca? Il nome che si fa è sempre lo stesso: Guido Bertolaso. Le voci parlano anche di un Alemanno stanco del cortile romano. Le sue ambizioni non possono certo fermarsi al Campidoglio e con lo scompiglio che ha investito nell’ultimo anno il Pdl non se la sente di restare ancora fuori dai giochi che contano. La poltrona di sindaco ha cominciato a viverla quasi come un freno, un bel vestito che però non ti permette di muoverti con un certo agio.

Alemanno è pronto a scommettere su una legislatura più lunga del previsto. Il Carroccio scalpita, ma le mosse di Berlusconi per allargare la maggioranza lentamente cominciano a rendere meno instabile la situazione. Il sindaco potrebbe trasferirsi a Palazzo Chigi come vice premier. Alemanno, di tutti gli ex colonnelli finiani, è quello che più si vede con un futuro da leader. Non ha mai avuto paura del confronto con Gianfranco. È un uomo che gli elettori di destra leggono come coerente. Le sue ambizioni sono legittime. Non è ancora il momento di fermarsi ad amministrare Roma Capitale. Non ha neppure voglia di bruciarsi. La sua avventura capitolina non è stata fallimentare, ma neppure radiosa. Le solite voci dicono che non vuole restare impantanato. Questo è il momento giusto per muoversi. La controindicazione, etica e di responsabilità politica, è che Alemanno è stato scelto dagli elettori per governare Roma. Non è che uno per stanchezza o fibrillazione può rinnegare di un botto il suo mandato. Se lo fa, rischia di pagare un prezzo. Quanto alto è difficile dirlo.

Ma Roma è anche un esperimento politico. Ci si interroga quindi su un possibile ingresso dell’Udc nella nuova giunta. Casini si è affrettato a smentire. Gli interessi nella Capitale sono profondi però nel partito post democristiano. Non tutti sono politici. Roma può essere quindi il battesimo di un accordo più vasto, di livello nazionale.

L’intervista del leader dell’Udc al Corsera fa pensare che il genero di Caltagirone stia preparando il terreno per una grande coalizione, lasciando Bersani e Fini alle loro miserie per siglare un patto forte con il Cavaliere. È questa la carta che Alemanno potrebbe giocarsi: proporsi come garante di questo patto. Lega permettendo.

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