L'ultimo a entrare in sala è il primus di Milano, che non è il sindaco Beppe Sala (c'è anche lui, accompagnato), ma Urbano Cairo, che è pure torinese. Se Dagospia è il kamikaze romano del contropotere giornalistico, il Kaiser del Corriere della sera è il re dell'establishment mediatico milanese.
Milano, Roma. Roma, Milano. Benvenuti alla «prima» milanese del film - metà documentario, metà trattato antropologico - Roma, santa e dannata, discesa lungo il Tevere nella notte romana dove Roberto D'Agostino e Marco Giusti - regia di Daniele Ciprì - raccontano storia, cronaca, misteri, aneddoti, scandali e protagonisti di una città sacra e puttana, di giorno Gerusalemme, di notte Babele.
Dal Tevere risalendo i Navigli, il film di D'Agostino ha raccolto ieri sera al cinema Anteo - sala Astra, piena di stelle e Stella Pende, 180 posti sold out - la meglio Milano capital, corrispettivo della Capitale cafonal.
Roma dannata, Milano impegnata.
A baciare l'anfibio a Roberto D'Agostino, un po' per gentilezza, un po' fare presenza, c'erano tutti. Una lista più lunga dei 91 minuti del film. Mezzo giornalismo milanese (a proposito, uno dei temi del film è il sottopotere e i rapporti con la politica e l'economia): i vertici delle reti Mediaset, Paolo Liguori, Renato Farina, Candida Morvillo, Giuseppe Cruciani, Panza, la Lucarelli, Natalia Aspesi (lo chic adora il cafonal)... C'è Gianni Barbacetto del Fatto quotidiano che potrebbe mettersi a scrivere un pezzo di giudiziaria su quelli seduti dietro di lui: Formigoni (accompagnato), Sergio Cusani, Carlo Sama (il cognato di Raul Gardini)... C'è la Milano dei Maranghi, dei Rizzoli, dei Brivio-Sforza, dei Moretti della Gio Moretti, dei Carlo Ferltrinelli. C'è la Milano intellettuale: Andrée Ruth Shammah, il «Professore» Gian Arturo Ferrari, il Signore dell'Opera Alberto Mattioli, anche se il più alto in grado fra gli scrittori presenti è Antonella Boralevi, ed è in qualche modo il segnale della decadenza di Milano.
Roma, santa e dannata è un ritratto d'autore di una città - Roma - facile da amare, ma che non solo è impossibile capire, è inutile. E qui c'è tutta la Milano che è difficile da amare, ma facilissima da riconoscere. C'è Antonio Ricci, c'è Paola Barale con le treccine, c'è Linus (accompagnato), c'è Chiara Boni (accompagnata), c'è un noto influencer che ha un account dedicato alle influencer, c'è il regista Luca Guadagnino, palermitano di nascita e lombardo di rinascita, c'è Michela Moro, c'è Victoria Cabello, ci sono antiquari, produttori, stilisti...
Fra le tante, troppe, differenze fra Roma e Milano, è che la prima inizia a vivere quando inizia la notte, la seconda alle dieci e mezzo di sera (undici, va'..
) è già a letto a dormire.Il film finisce che sono quasi le 23. Uno dei riti di Dagospia è il buffet. C'è giusto il tempo per quello, all'Osteria del cinema. Dopo, se ci si vuole divertire, bisogna tornare a Roma. Santa e dannata.
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