Cibo spazzatura Ecco come mangiano (male) i lombardi

Patatine, biscotti e brioche. I lombardi divorano quantità industriali di cibo «spazzatura», calorie «vuote», che ingrassano e non proteggono l’organismo dagli attacchi esterni. Rispetto al resto d’Italia, in Lombardia si mangia peggio. Non solo: sulla tavola compaiono con meno frequenza le pietanze mediterranee, il 30 per cento di meno rispetto alla media nazionale. E si parla di arance, cavoli, broccoli, legumi e pesce, ossia quegli alimenti noti per le loro capacità protettive nei confronti dei tumori.
È quanto emerge da un’indagine condotta su 1.377 adulti (847 uomini e 530 donne) per verificare quanto la popolazione lombarda conduca uno stile di vita sano rispetto alle indicazioni dell’American Cancer Society.
La ricerca è stata svolta dalla sezione lombarda dell’Adi (Associazione italiana dietetica e nutrizione clinica) in collaborazione con l’Osservatorio nutrizionale «Grana Padano». Gli esperti americani raccomandano di consumare almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, alimenti integrali, pesce e legumi. Di ridurre i grassi animali. In più suggeriscono di limitare i cibi fritti, le merendine, gli alimenti e le bevande ricche di zuccheri. L’indagine mostra che l’indice di mediterraneità della dieta (ossia l’abitudine di seguire la dieta mediterranea) in Lombardia è di 1,32, nel resto d’Italia 1,44. «È un indicatore molto rilevante sulla propensione a nutrirsi in modo sano - spiega Maria Letizia Petroni coordinatore scientifico dell’Osservatorio Grana Padano e responsabile Nutrizione clinica dell’istituto Auxologico italiano di Piancavallo - Studi internazionali hanno dimostrato che la mortalità a causa di eventi cardio e cerebrovascolari si riduce del 9 per cento e la mortalità per tumori del 6 per cento in chi segue la dieta mediterranea». La Lombardia vanta un altro triste primato: ogni anno muoiono di tumore 30,7 persone ogni 10mila abitanti contro una media nazionale di 28,6 (Istat 2008).


Ha sottolineato in proposito Michela Barichella presidente Adi Lombardia: «Queste percentuali che indicano una mortalità per tumore superiore alla media nazionale, emerse in una regione come la Lombardia considerata di eccellenza in campo oncologico e che quindi offre ai suoi abitanti la possibilità di aderire ai programmi di screening e di cure di alto livello sottolineano l’urgenza di rivedere lo stile di vita e in particolare le abitudini alimentari dei lombardi».

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