La prima è di Ganna, argento nella cronometro: "Non è la medaglia che volevo"

L’azzurro toglie lo zero dal medagliere dell’Italia davanti a Mattarella e si inchina solo a un super Evenepoel: «Perso da un campione»

La prima è di Ganna, argento nella cronometro: "Non è la medaglia che volevo"
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La prima medaglia per l’Italia arriva alle 18 in punto di un grigio pomeriggio parigino pieno di pioggia e polemiche sull’asse Francia-Italia per colpa della cerimonia woke e di una rivisitazione molto drag e molto queen dell’Ultima Cena di Leonardo. Arriva al termine della crono uomini luccicando argento sul Ponte Alexandre III dedicato allo Zar che qui, oggi, sarebbe per ovvi motivi persona non gradita. Arriva sulle gambe possenti di Filippo Ganna battuto solo da quel fuoriclasse di Remco Evenepoel che teneva così tanto al gradino alto del podio da prepararlo partecipando a una corsetta semplice semplice come il Tour de France e adesso, a 24 anni, fa festa e si commuove dopo aver conquistato per 14”92 l’oro su queste «strade di emme», come le aveva definite alla vigilia e come sono diventate a causa della pioggia.

Peccato per Pippo, e come negargli la libertà e il diritto sacrosanto di far finta di essere felice, di provare a nascondere i propri sentimenti, di dire «sì dai sono contento ma lo sono come un italiano quando vede la Ferrari arrivare seconda... e anche se la dedico a me stesso, non è certo la medaglia che avrei voluto al collo, pesa ma non come l’oro». Tanto più dopo un finale strepitoso, dopo essere sopravvissuto a una sbandata infernale evitando di finire sulla luna perdendo l’assetto sul pavè traditore e fradicio del centro di Parigi e «lì ho rischiato davvero tanto, qualcuno da lassù mi ha voluto bene...».L

a prima medaglia arriva di un metallo diverso da quello sognato ma migliore di quello temuto quando Filippo ieri mattina aveva scostato le tende della finestra in camera scoprendo che il meteo era di emme esattamente come le strade citate da Evenepoel. Solo che Remco è un mingherlino alto uno e settanta mentre Ganna sfiora i 90 come Wout Van Aert e Joshua Tarling che li supera (a proposito, che iella per Joshua, bici sostituita, 15”buttati altrimenti...). Per cui molto più complicato per questi ragazzoni gestirsi e governare potenza e bici sul viscido.

«Avevo lavorato bene, facendo tutto quel che era necessario, e ringrazio Dario (Cioni, il suo tecnico in Ineos che però ai Giochi lavora per la squadra inglese, succedono cose così). Mi consola solo che ad essermi arrivato davanti sia stato un grande come Remco» dirà. Anche perché l’ha fatto dopo che Filippo, male nella prima parte, aveva recuperato dieci secondi a Van Aert negli ultimi 15 km «ma ci ho provato davvero fino all’ultimo» ripete, prima di abbracciare Remco e andarsene con quella espressione da giocatore di carte della vigilia, quando aveva idealmente steso il tappeto verde del poker sul tavolo e messo il suo mazzo.

«Faccio all in o niente, non mi interessa nulla se non l’oro», aveva detto per far capire che, piuttosto, meglio chiudere quarto o quinto come a Tokyo tre anni fa. Ma forse, il presidente della Repubblica ad attenderlo al traguardo per complimentarsi («mi dispiace averlo fatto aspettare sotto la pioggia...») l’avrà in parte riconciliato con il senso della propria impresa.

Se il capo dello Stato, dopo la cerimonia sotto il diluvio, ha voluto sfidare nuovamente il meteo parigino pur di esserci, va bene Filippo l’all-in sarebbe stato più bello, va bene sei una Ferrari che arriva seconda, ma anche un quasi all-in non è niente male. E poi la Ferrari seconda, ultimamente non è neppure da buttare via. «Ci abbiamo provato, presidente...».

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