Ciclista ucciso e trascinato per metri da un'auto pirata

L'incidente è avvenuto domenica mattina presto sulla Cristoforo Colombo. La vittima è un uomo di 40 anni. Sul caso, per ora, non ci sono testimoni

Lo ha trascinato per metri nella sua corsa. Quello di ieri mattina è uno degli incidenti stradali più raccapriccianti che hanno coinvolto gli appassionati della bicicletta. Non solo perchè si è concluso con la morte del ciclista, ma perchè, dopo la collisione con un veicolo non ancora individuato, il corpo deve essere in qualche modo rimasto impigliato nella carrozzeria e la vettura o il furgone l'ha trascinato nella sua corsa per alcuni metri. È accaduto intorno alle 6.30, su via Cristoforo Colombo, una delle strade più pericolose della capitale. Sul caso sono al lavoro i vigili urbani del XII gruppo e la vittima, che non aveva documenti personali con se, è stata identificata solamente nel pomeriggio. Si tratta di paolo C., 40 anni, italiano, che pedalava in direzione centro èd è stato centrato e ucciso al chilometro 13.
I vigili sottolineano che lo scontro deve essere stato violento e dunque chi era al volante non può non essersi accorto di quanto accaduto. Purtroppo sembra che non ci siano testimoni e fino ad ora non si è presentato nessuno che abbia avuto la possibilità di assistere alla tragedia. Solo un giovane si era fermato per soccorrerlo. Ma inutilmente. E non aveva assistito all'investimento, quindi le indagini sono molto complesse. «È sempre stato un ragazzo sfortunato, una persona molto sensibile - racconta un parente di Paolo C. -. Purtroppo ha avuto problemi di droga e di depressione. Non posso crederci, è morto schiacciato da due macchine. Paolo usciva da due anni in bici perché non poteva guidare. Per me era un angelo».
«Basta! Non ne possiamo più», tuona Maurizio Santoni, referente alla Ciclabilità di Legambiente Lazio, che chiede che vengano fatti rispettare i limiti di velocità e il Codice della strada in città, invitando tutti i ciclisti a fare una manifestazione di protesta contro la mancanza di sicurezza per gli «utenti deboli». Santoni chiede anche «l'approvazione del Biciplan» e il «collegamento ciclabile lungo il Tevere per il mare, già finanziato dalla Regione». Nonostante, dunque, gli sforzi delle amministrazioni cittadine e no alternatisi negli ultimi anni, la pericolosità delle bici su strada non tende a diminuire. Gli esempi e gli inviti dell'allora sindaco Veltroni come oggi di Alemanno, fautore addirittura del «Piano quadro della ciclabilità» sembrano non far salire la prudenza e la civiltà degli automobilisti rispetto a chi va in bicicletta fuori delle piste ciclabili. La casistica e la cronaca degli ultimi mesi sono a un bollettino di guerra. In provincia di Viterbo un ciclista di 62 anni è morto dopo essersi scontrato con un camion, un altro è stato picchiato da un automobilista violento a un semaforo di Anzio e un terzo è stato travolto e ucciso proprio sulla via Colombo, all'altezza del bivio per Acilia. Per non citare il tragico caso di Eva Bodalohva, la ventottenne della Repubblica Ceca morta il 31 ottobre 2009, investita da un taxi in via dei Fori Imperiali. Ma i pericoli per i ciclisti non vengono soltanto dagli automobilisti: Luigi Moriccioli pedalava sulle corsie pista ciclabile della Magliana quando fu ucciso a bastonate a scopo di rapina da un romeno che dovrà ora scontare 30 anni di galera.

Infine, come se non bastasse, ci sono ciclisti investiti perfino da moto, oppure che si feriscono o muoiono a causa dei dissesti stradali o perchè colpiti da alberi che cadono all'improvviso. Ma le cronache registrano anche i casi di ciclisti-pirata - causa di incidenti - e addirittura di rapinatori che fuggono in bici, imprendibili nel traffico.

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