Cina-Club made in Italy E l'arredo decolla nell'estremo Oriente

Gramaccioni (Scavolini): «Strumento ideale per chi intende sfidare quel grande mercato»

Lo ha voluto il presidente uscente, Roberto Snaidero. Parliamo del progetto «Cina-Club Made in Italy», nato nel giugno 2014 con l'obiettivo di accompagnare le aziende del network di FederlegnoArredo a sviluppare il proprio business sul mercato cinese.

Perché un Club? Evidentemente per creare sinergie di gruppo a livello di imprese e a livello istituzionale verso gli operatori cinesi. E quindi business. Tra l'altro, il «Club made in Italy» organizza percorsi formativi (7-8 giornate all'anno) a cura di consulenti autorevoli, esperti di Cina, tutti a disposizione delle aziende coinvolte. Inoltre fornisce informazioni aggiornate sugli scenari cinesi, offre servizi esclusivi alle aziende che hanno aderito: tra cui attività di comunicazione, verifica dell'affidabilità dei potenziali partner cinesi, ma anche consulenza legale e fiscale, traduzioni di company profile e tanto altro ancora.

Gli operatori interessati al progetto sono studi di architettura, interior designer, developer, dealer e grandi società di real estate titolari di progetti sia contract sia residential (soprattutto nella fascia alta).

«Il Club? Un'idea geniale - dice Roberto Gramaccioni, export manager di Scavolini che risponde al telefono dalle Maldive dove l'azienda ha aperto uno show room - Lo considero uno strumento in grado di coinvolgere sempre più imprese che intendono crescere in Cina, un mercato che offre opportunità incredibili nonostante le note difficoltà. Soprattutto dopo il Salone del Mobile di Shanghai, il cui successo è andato oltre le più ottimistiche previsioni. Davvero una grande rassegna, con visitatori di altre città cinesi molto distanti da Shanghai. Posso affermarlo con cognizione di causa visto che Scavolini è presente a Shanghai da tre anni con un proprio ufficio. Conosciamo bene, quindi, tutte le grandi opportunità che si aprono per le aziende italiane. Tutto questo grazie anche al lavoro del Club-made in Italy. Sono sicuro che, visti i risultati lusinghieri, presto altre aziende aderiranno al Club. É chiaro che ogni singola impresa dovrà fare il suo. Inutile negarlo, le distanze ci sono, geografiche e culturali. Occorre strutturarsi e il Club è lo strumento ideale». Punto d'arrivo, quindi, ma anche punto di partenza con diverse variabili: «Chiaramente noi di Scavolini abbiamo riscontri positivi grazie alla nostra presenza sul territorio. La fascia limitata di super ricchinon è più così piccola. In giro per la Cina ho visto il lusso, tante Maserati, ad esempio. Che cosa significa? Che per tutte le aziende italiane c'è davvero tanto da fare. Stiamo parlando di un vero e proprio continente verso il quale dobbiamo avere la massima attenzione».

La Cina in cifre (fonte Centro studi FederlegnoArredo).

Nel 2015 l'export del macrosistema Arredamento italiano si è attestato a quota 331 milioni (+27,5%, raddoppiato negli ultimi 5 anni), mentre l'Italia si conferma primo fornitore di mobili della Cina con una quota superiore al 15%.

AR

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