Non fosse per la preziosità e la bontà delle nostre mozzarelle di bufala, potremmo usarle per esercitarci nel tiro agli «amici cinesi». Ricorderete con quanto sussiego e premura si affrettarono i cinesi a rifiutare il nostro prodotto sospettato di contaminazione. Oggi finalmente che siano loro ad avvelenare il mondo comincia a venir fuori. E oggi finalmente c’è qualche reazione, anche se ancora prudente, dell’Unione europea a tutela dei suoi consumatori. La linea l’ha data ancora una volta Nicolas Sarkozy, presidente francese, l’unico forse nell’Unione che oggi ha il coraggio e la spregiudicatezza di fare dei gesti forti. Ma questa storia si conosceva già da tempo e la vergogna più grande di tutte è che non se ne sia parlato perché c’erano le Olimpiadi. Voglio dire, certamente è stata la società produttrice del latte contaminato alla melamina, il gruppo Sanlu, cioè la principale azienda casearia coinvolta nello scandalo, a nascondere la verità per mesi e mesi. Aveva infatti ricevuto reclami sugli effetti del suo latte in polvere già nel dicembre del 2007, tuttavia non ha effettuato alcun test fino al giugno 2008 e non ha informato le autorità locali prima del 2 agosto. Ma la Sanlu è un gruppo statale, e il silenzio totale, destinato a non turbare le più brutte e infami Olimpiadi della storia, l’hanno fatto scattare i dirigenti del partito e del regime comunista cinese. Non si poteva macchiare l’idea di efficienza che i Giochi di Pechino dovevano trasmettere al mondo. Così ci sono stati i morti e i più di 50mila intossicati. Gliele abbiamo lasciate celebrare quelle Olimpiadi per la maggior gloria del comunismo economicamente onnivoro; gli abbiamo consentito di massacrare birmani e tibetani, di ridurre al silenzio i cittadini cinesi che durante i Giochi sono rimasti chiusi in casa per un penoso coprifuoco; abbiamo permesso che venissero arrestati e torturati senza fare nulla. Adesso scopriamo che quel Paese non riesce a fornire le garanzie al mondo che tengano dietro al ritmo del suo sviluppo produttivo. Non è un caso. Un Paese che non abbia regole democratiche e trasparenze economiche non può diventare in nessun campo uno dei principali fornitori del mondo. L’idea che a sviluppo economico corrisponda immediatamente e naturalmente lo sviluppo democratico e l’apertura di un Paese si è dimostrata un’idea sbagliata, un fallimento per quanto riguarda la Cina. Troppo grande e ancora isolato quel Paese, troppo forte il controllo politico, troppo priva di qualsiasi forma di programmazione la nuova ventata di ricchezza.
Ma la vera disgrazia è quella della mancanza di trasparenza informativa. I giornalisti stranieri che sono andati a seguire le Olimpiadi hanno capito che non potevano dare nessuna informazione che non fosse quella imposta rigorosamente dal sistema. Un’ulteriore prova è questa brutta storia del latte alla melamina. Sono anni che ci rifiutiamo di ascoltare le testimonianze dolorose e costate sofferenze dei dissidenti che ci hanno messo sull’avviso sulla pericolosità dei crimini alimentari del regime. Zhou Qing, giornalista e autore di un libro che si intitola La sicurezza alimentare in Cina, spiega oggi che i conservanti e gli additivi alimentari sono prodotti in Cina per l’80 per cento del mercato mondiale. È lo stesso Paese che ieri ha lanciato la sua terza missione con equipaggio nello spazio.
Maria Giovanna Maglie
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