Al cinema arriva “65 – Fuga dalla Terra“, titolo Warner Bros con protagonista la star Adam Driver e costato ben 91 milioni di dollari. Cominciamo col dire che la corsa verso l’abisso della settima arte pare non arrestarsi. A quanto pare, quando non si tratta di blandi remake, la mancanza di idee partorisce film come questo: il vuoto assemblaggio di una serie di pellicole, in questo caso survival movie e thriller di fantascienza.
Mills (Adam Driver), un astronauta, si congeda dalla moglie e dalla figlia molto malata: per pagare le sue cure mediche, ha accettato una missione di due anni. Quando una pioggia di asteroidi si abbatte sulla sua astronave, è costretto a un atterraggio di fortuna su un misterioso pianeta che, scopre poco dopo, è abitato da creature preistoriche. Tra i rottami rinviene un passeggero sopravvissuto, una bambina di nome Koa (Ariana Greenblatt). La piccola gli ricorda la figlia e, malgrado non parlino la stessa lingua, i due stringono un patto di sopravvivenza. In fuga da famelici predatori, andranno alla ricerca della capsula di salvataggio prima che sia la fine.
Sarebbe bello finire qua col racconto, peccato che stavolta non solo il trailer ma proprio la locandina del film si lancino nel rivelare l’unica ipotetica vera sorpresa del film: il luogo su cui questa famiglia improvvisata si trova è la Terra dell'era mesozoica (il 65 del titolo sta per "milioni di anni fa"). Non solo, i nostri arrivano proprio nelle ore precedenti all’arrivo del grande asteroide cui si imputa la fine dei dinosauri.
I confronti con Jurassic Park et similia sono inevitabili, ma anziché vedere dinosauri in un tempo presente, vediamo due umani (fin troppo tali e quali a noi) che precipitano in un mondo incontaminato e preistorico. A differenza che nella celebre saga però qui l’uso dei grandi predatori è esiguo. Avrebbe potuto essere una scelta elegante se solo la storia fosse stata sviluppata in maniera meno scarna. Invece la presenza ostile dei dinosauri regala gli unici momenti di adrenalina in un racconto estremamente prevedibile e che non sviluppa il potenziale della buona premessa di partenza.
Il pericolo della noia incombe in "65 - Fuga dalla Terra" anche perché non c’è modo di assistere ad alcuna conversazione significativa, vista la barriera linguistica tra i protagonisti. Di sicuro l’idea che tutto sia affidato a linguaggio non verbale e alla sottigliezza espressiva del volto sarà stata una sfida dal punto di vista attoriale, ma gli interpreti hanno davvero troppo poco su cui spendersi. La loro caratterizzazione è a dir poco elementare e l’intensità di Adam Driver arriva ma, da sola, non basta a dare senso alla visione.
L’assenza di vero impulso narrativo rende "65 - Fuga dalla Terra" semplicemente poco emozionante e immediatamente
dimenticabile.Apprezzabile la durata, in controtendenza rispetto agli attuali standard hollywoodiani, di appena un’ora e mezza: eventuali ed inutili lungaggini sarebbero state insostenibili in un caso come questo.
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