Alain Delon, tra le scommesse di Visconti e i baci alla francese

Impossibile non pensare ad Alain Delon senza legarlo all'iconico personaggio di Tancredi nel "Gattopardo" di Luchino Visconti. Un film che segnò un'epoca e lo regalò all'immortalità

Alain Delon, tra le scommesse di Visconti e i baci alla francese
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L'Italia ha regalato ad Alain Delon alcuni dei suoi ruoli migliori, così sorprendenti da venire citati sempre, quasi che l'attore francese possa essere annoverato tra gli attori italiani più amati. Rocco e i suoi fratelli, Il Professore, ma soprattutto Il Gattopardo, l'opera magistrale di Luchino Visconti, che anche quando Delon era vivo lo aveva giù regalato all'immortalità.

Alain Delon e Tancredi due anima inseparabili

Un idolo dal temperamento poco accomodante, che in patria ha lavorato con registi del calibro di René Clément , Jean-Pierre Melville e Joseph Losey, ma che ha espresso il massimo delle sue capacità di attore all'interno dei confini del cinema italiano. Il suo Tancredi il giovane rampante, attivista delle camicie rosse, che seduce Angelica (Claudia Cardinale) nel Gattopardo, è qualcosa di irripetibile e lo sapeva bene Visconti che lo scelse per l'adattamento dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Proprio lei, la Cardinale che nel 2015 in un'intervista lo ricordò dicendo: “Alain, sei ancora il mio Tancredi!”, una frase che racchiude un mondo intero, fatto di complicità e amicizia e di tante leggende nate su quel film. Una pellicola che mescola la storia e la politica sullo schermo del cinema, ma anche le vite degli attori su quel set bollente di una Sicilia bruciata dal sole e illuminata dalla bellezza delle scenografie, dei costumi e di quell'arte recitativa che entrava profondamente dentro ogni spettatore rimpiendo gli occhi e il cuore.

Non a caso Visconti, che faticò non poco a girarlo, vide il suo lavoro premiato dal pubblico ma anche dalla critica vincendo premi prestigiosi come il David di Donatello per i migliori produttori, la Palma d'Oro al Festival di Cannes e il Nastro d'Argento per la miglior fotografia a colori.

Il simbolo di un mondo al tramonto

Il Gattopardo, che è lo stemma della nobile casata dei Salina, è il simbolo di un mondo al tramonto che comprende la propria incapacità di resistere e mostra in maniera netta una grande contraddizione, quella della nobiltà siciliana si abbandona in modo voluttuoso, chiudendosi nelle proprie stanze, mentre fuori infuria lo sconvolgimento politico.

Ed in questo luccicante spaccato, Delon si muoveva con grande agilità ed un fascino unico, perché un po' quel personaggio le somigliava ed era nelle sue corde. Di una bellezza quasi innaturale, Tancredi, come Delon, era forte del suo fascino, e come Tancredi, pupillo del principe di Salina suo tutore dalla morte dei genitori, non si sente un traditore quando si arruola nelle forze partigiane dei Mille che in quel momento stavano combattendo contro le forze reali dei Borboni, perché forte delle sue più profonde e salde convinzioni.

La seduzione in un bacio

Allo stesso modo in quell'iconica scena del bacio, c'è tutta la sua sfrontatezza che Visconti conosceva bene, tanto da aver fatto con lui una sorta di scommessa su quanto tempo ci avrebbe messo la Cardinale a cadere tra le sue braccia: "Sì, scommise -racconta la Cardinale in un'intervista al Corriere - così quando mi dirigeva nelle scene d’amore mi disse, mi raccomando Claudina, non voglio baci falsi e false carezze. Ma io avevo capito il gioco e con qualche abilità riuscii a dribblare i pericoli.

Figuriamoci se ero disposta a dare la soddisfazione di comportarmi come una piccola stupida, incapace di resistere al fascino di Alain. Luchino mi apprezzò ancora di più". Ma non demordeva Visconti e a lui sul set sussurava all'orecchio in francese: "Voglio vedere la lingua".

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