Il 16 marzo 1978 le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro. Era stato un “padre costituente” della Repubblica Italiana, un presidente del Consiglio, ministro in diversi governi con varie deleghe. Il 9 maggio successivo, le Br fecero ritrovare il corpo dello statista: quell’evento, seppur inserito in un periodo di terribili violenze, scosse profondamente la nazione. Che non ha smesso mai di ricordare. Forse è per questa ragione che su Moro, sulla sua vicenda umana e politica, sono stati realizzati tanti film.
Todo Modo
Leonardo Sciascia previde in un certo senso l’omicidio di Moro. Lo raccontò nel suo romanzo Todo Modo, che ebbe nel 1976 una trasposizione cinematografica diretta da Elio Petri. Il film, ancor più grottesco e misterioso del romanzo, pone al centro della scena il Presidente, una raffigurazione satirica di Moro, interpretata da Gian Maria Volonté. Si dice che le prime riprese furono eliminate: Volonté era riuscito a tratteggiare un Moro così realistico da generare una potenziale reazione negativa nello spettatore. Le reazioni negative non mancarono neppure con l'editing definitivo del film, in particolare dopo il rapimento Moro. Molti cinefili sono oggi tuttavia molto affezionati alla pellicola di Petri, tornata all’attenzione del pubblico dopo la pandemia di Covid-19: all’inizio del film alcuni politici si rifugiano in una località misteriosa per dedicarsi a “esercizi spirituali”, mentre nel Paese infuria un’epidemia.
Il caso Moro
C’è un aneddoto insolito e posteriore rispetto al film Il caso Moro del 1986 diretto da Giuseppe Ferrara. Si tratta della pellicola in un certo senso più fedele, tra tutte le opere di fiction cinematografica, alla vicenda in sé. Nel film viene infatti mostrato l’esercito perquisire casa per casa Gradoli, centro nel Viterbese il cui nome era emerso nella celebre “seduta spiritica” in cui venne chiesto agli spiriti dove le Br avessero nascosto lo statista. La verosimiglianza della pellicola e l’interpretazione così reale e ancora una volta nelle mani del grandissimo Volonté fecero sì che negli spettatori si generasse un falso ricordo: della perquisizione a Gradoli si seppe solo molto dopo, ma molte persone che hanno visto il film credono di averla vista al telegiornale, come racconta il libro di Antonio Iovane La seduta spiritica.
L’anno del Terrore
Non ha mai riscosso un grande successo L’anno del Terrore di John Frankenheimer, pellicola del 1991 che, più che parlare nello specifico del caso Moro, mira a fornire un quadro degli Anni di Piombo, della paura delle bombe, delle indagini, degli insospettabili. Senza riuscirci completamente. Tuttavia è una pellicola che va vista, anche per una questione di “collezionismo”, di completezza sull'argomento.
Buongiorno, notte/Esterno notte
Marco Bellocchio ha realizzato due film sul caso Moro: il primo è Buongiorno, notte del 2003, il secondo, in 6 parti, è Esterno notte del 2022. Si tratta di lavori molto diversi: nel secondo, in cui a vestire i panni di Moro è Fabrizio Gifuni, grande spazio è dedicato alla figura dei brigatisti e alla famiglia Moro, naturalmente in un’ottica romanzata, in molti tratti creativa. Il primo è ancor meno realistico: al sentimento di rivalsa delle Br subentrano in alcuni membri - in particolare “Chiara” interpretata da Maya Sansa - diversi interrogativi etici. E il destino dello stesso Moro si gioca su un “what if”: come sarebbe andata se le Br avessero liberato lo statista anziché trucidarlo “in nome del proletariato”? Nel film Moro è interpretato da un toccante e meraviglioso Roberto Herlitzka.
Piazza delle Cinque Lune
Anche Piazza delle Cinque Lune di Renzo Martinelli è una pellicola del 2003. È ambientata nel presente e si racconta di un procuratore, prossimo alla pensione e impersonato dall'attore Donald Sutherland nei panni inediti di un “buono”, che indaga sull’omicidio Moro dopo aver ricevuto un plico misterioso che celerebbe un enorme complotto.
Romanzo criminale
In Romanzo Criminale di Michele Placido, alla Banda della Magliana viene chiesto, da misteriosi individui che rappresenterebbero lo Stato, di trovare dove sia tenuto prigioniero Aldo Moro dalle Brigate Rosse. Nel momento in cui i personaggi della Magliana trasfigurati dalla narrazione lo trovano e lo comunicano, però è troppo tardi. Si vedono sullo schermo le immagini di repertorio del ritrovamento del corpo e in sottofondo si ascolta l’ultima telefonata delle Br che spiegano che il cadavere di trova tra piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure.
Il Divo
Chiaramente Il Divo di Paolo Sorrentino è un biopic grottesco e per nulla celebrativo su Giulio Andreotti. Ma nel parlare di Andreotti e della Democrazia Cristiana, non possono mancare riferimenti al rapimento Moro, la cui vicenda viene spiegata sommariamente da alcune scritte all’inizio. Nell’intro della pellicola, Sorrentino mostra un montaggio veloce con diversi accadimenti della Prima Repubblica - per lo più suicidi o omicidi - e tra questi lo spettatore può vedere un corpo avvolto in un sudario all’interno del bagagliaio di una Renault 4 rossa, freddato da colpi di mitraglietta. È un accenno all’omicidio Moro, del quale successivamente Andreotti, per bocca di Toni Servillo, dice nel film: “Nel corso della vita ho pianto altre due volte: quando morì De Gasperi e la prima volta che fui nominato sottosegretario. Una volta invece ho fatto un fioretto, fu quando le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro, mi ripromisi se si fosse salvato di non mangiare più gelati... Io sono molto goloso di gelati”. In un altro monologo: “Quando rapirono Moro ebbi dei conati di vomito... una reazione incontrollabile”.
Se sarà luce sarà bellissimo
Un’altra pellicola sul caso Moro è Se sarà luce sarà bellissimo, diretto da Aurelio Grimaldi nel 2008. Nella trama si parla molto della Dc, del progetto di compromesso storico, oltre che del rapimento, delle indagini e del luttuoso epilogo.
Romanzo di una strage
Anche se Romanzo di una strage, film del 2012 di Marco Tullio Giordana, racconta della strage di Piazza Fontana e della morte di Giuseppe Pinelli, c’è un personaggio che ritrae Moro, che nel dicembre 1969 era ministro degli Affari Esteri. È interpretato in poche scene da Fabrizio Gifuni.
Aldo Moro, il Professore
In Aldo Moro, il Professore, film per la tv del 2018 diretto da Francesco Miccicchè, si parla di un aspetto di Moro che molti ex studenti dell’Università di Bari ancora portano nel cuore: il suo rigore accademico, accompagnato da tanti insegnamenti che nessuno di loro ha dimenticato.
Ma non si parla solo di istruzione - lo statista fu anche ministro della Pubblica Istruzione, tra l’altro, dal maggio 1957 e il febbraio 1959 e introdusse lo studio dell’educazione civica nelle scuole - ma anche della vicenda del suo rapimento e dell’omicidio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.