Un anno difficile è una commedia francese che sembra prendere a modello quella all’italiana, pur senza riproporne la carica corrosiva e la commistione col dramma.
Il nuovo film dei registi di "Quasi amici", Olivier Nakache e Éric Toledano, riesce infatti ad ammantare di ironia sopraffina alcuni disagi sociali del mondo odierno e a raccontare le quotidiane fragilità di molti di noi denunciandone la matrice universale.
Bruno (Jonathan Cohen) e Albert (Pio Marmaï) non si conoscono ma hanno qualcosa in comune: una vita alla deriva a causa di un forte indebitamento. Bruno sta perdendo la casa e la moglie non lo vuole più vedere. Albert dorme nell'aeroporto dove lavora e recupera degli oggetti sequestrati cercando di rivenderli. Quando il destino li fa incontrare, tra i due scatta complicità. Attirati da cibo e birra gratis, s’imbucano alla riunione di un gruppo ambientalista e conoscono Valentine (Noémie Merlant), il cui nome di battaglia è Cactus, giovane e attraente attivista. Mentre fingono interesse per il concetto di eco-responsabilità e si prestano ad azioni volte a boicottare il commercio dei beni superflui, Bruno e Albert tentano di rimediare furtivamente qualcosa. Nel frattempo, per risolvere la propria situazione finanziaria, si affidano a Henri Tomasi (Matieu Amalric), volontario presso un’associazione specializzata che suggerisce come il loro debito, grazie al suo intervento, possa essere estinto dalla Banca di Francia.
Diverte osservare con che faccia tosta i protagonisti, incorreggibili lazzaroni mossi un po’ da spirito di sopravvivenza e un po’ da egoismo, approfittino di qualsiasi situazione o individuo per trarne, seppur maldestramente, un profitto personale. Il loro mimetizzarsi tra persone che sentono davvero il senso di comunità e il dovere di dare l'allarme sul futuro climatico, ha risvolti esilaranti.
L’attrazione di Albert per Valentine, poi, aggiunge qualche piccola suggestione romantica all’insieme.
"Un anno difficile" tiene alto l’umorismo, di cui sembra voler ricordare la funzione salvifica durante le difficoltà della vita. L’umana immedesimazione scatta laddove si abbia la consapevolezza che, chi più chi meno, siamo tutti immersi nella civiltà del consumismo e prima o poi dovremo fare i conti con temi come giustizia ed eco-responsabilità.
Il film non si pone come promotore di un’autentica coscienza sociale, ma è indubbio che racconti di lotte interiori e problematiche contemporanee con estro comico e al contempo con il giusto tatto.
La verità è che ogni anno è difficile, o almeno viene percepito come tale (basta guardare l’incipit del film che assembla piccoli incisi dei vari Presidenti di Francia). Non c’è esistenza al riparo da problemi che riguardino la collettività e il pianeta. Ebbene, "Un anno difficile" si prende il compito di far sorridere della deriva dei nostri tempi e anche di alcuni protocolli atti ad arginarla, come ad esempio le sessioni di abbracci o mantra di sostegno psicologico.
Tra cenni all’eco-ansia e alle umane contraddizioni di chi si ponga a salvatore pur essendo la prima vittima di certe dipendenze, fa capolino l’impegno politico ma sempre smorzato dal tono da commedia.
Osservando le
tribolazioni di due piacioni spiritosi e di bell’aspetto che si barcamenano tra fragilità e necessario cambiamento, si finisce con il considerare "Un anno difficile" non solo un film divertente ma anche terapeutico.
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