"Blasfema". Benedetta, la storia (vera) della suora Lgbt che fa discutere

Arriva al cinema Benedetta, pellicola presentata in anteprima al Festival di Cannes che racconta la vera storia di una mistica omosessuale accusata di blasfemia

"Blasfema". Benedetta, la storia (vera) della suora Lgbt che fa discutere

A due anni dall'anteprima mondiale al Festival di Cannes, il 2 marzo arriva al cinema Benedetta, il nuovo film di Paul Verhoeven, regista conosciuto soprattutto per aver diretto un film cult e controverso come Basic Instinct. La storia è ispirata a fatti realmente accaduti, che vedono come protagonista Benedetta Carlini, mistica, religiosa e veggente lesbica vissuta durante la Controriforma e raccontata nel 1986 da Judith C. Brown nell'opera Atti Impuri.

Nel film di Paul Verhoeven, Benedetta Carlini è interpretata dall'attrice francese Virginie Efira. La storia è quella, appunto, di Benedetta Carlini, una ragazza che a seguito dell'epidemia di peste che ha decimato la popolazione, decide di andare a vivere in un convento di Pescia, in Toscana. Con la nomea di essere in grado di fare dei piccoli miracoli sin dalla più tenera età, Benedetta comincia presto ad avere delle visioni dove si uniscono erotismo e religione. Visioni che risvegliano un desiderio crescente, ritenuto blasfemo, che attira l'attenzione anche del Vaticano, che accusa la religiosa di essere impegnata in una relazione omosessuale.

Tra racconto e blasfemia

Come si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base, durante la conferenza stampa di presentazione a Cannes, Paul Verhoeven si è mostrato "infastidito" dalla supposizione che Benedetta - che in Italia arriva grazie a Movie Inspired - potesse in realtà risultare blasfemo e sacrilego. Il regista ha risposto: "Non capisco come si possa essere blasfemi riguardo qualcosa che è realmente accaduto. Non possiamo modificare la storia dopo che i fatti sono accaduti. Puoi parlare se qualcosa sia giusto o sbagliato, ma non puoi semplicemente cambiare la storia. La parola 'blasfemia', in questo caso, per me è davvero stupida."

Di certo non sorprende che il regista di un film come Basic Instinct abbia scelto di portare sul grande schermo una storia molto controversa che, a dispetto della sua aderenza ai fatti raccontati nel saggio storico Atti impuri - Vita di una monaca lesbica nell'Italia del Rinascimento, finisce con l'apparire grottesca nell'eccedere proprio in alcune scelte narrative e visive che hanno richiamato sulla pellicola l'etichetta di blasfemia. Ne è un esempio, come si legge anche sul sito dell'Ansa, la scena in cui una statuetta lignea della Vergine viene utilizzata come un vero e proprio sex toy, uno strumento utilizzato per raggiungere il piacere carnale. Allo stesso modo ha sconvolto la scelta di raccontare una mistica che sogna e vive la figura di Gesù non solo come una creatura in grado di salvarla, ma soprattutto come un uomo di carne e sangue, che si "stacca" dalla croce per baciare la stessa Benedetta, quasi dandole il permesso di vivere liberamente una sessualità e una nudità di cui il film trabocca. Una nudità che tanto Virginie Efira quanto la co-protagonista Daphne Patakia (che interpreta l'amante Bartolomea) hanno accettato perché "rassicurate" dalla capacità del regista di usare i corpi nudi come strumenti narrativi, senza alcuna controversia.

Durante la premiere al New York Film Festival, come scrive IMDB, la proiezione di Benedetta è stata accolta dalla protesta dei membri dell'American Society for the Defense of Tradition, Family and Property.

I partecipanti alla manifestazione portavano cartelli in cui chiedevano spiegazioni riguardo quelli che ritenevano essere veri e propri insulti ai danni della figura di Gesù, e in cui sottolineavano la protesta "contro il la pellicola blasfema e lesbica che insulta la santità delle suore cattoliche".

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