E.T. - L'extraterrestre è uno di quei film capace di entrare nell'immaginario collettivo di diverse generazioni. Uno di quei film che si sono meritati a ragione l'etichetta di "cult" e che rientrano sia nei film da vedere almeno una volta nella vita, sia in quelli che sono stati in grado di dettare il gusto critico e cinematografico di chi è nato e cresciuto tra gli anni Ottanta e Novanta. La pellicola diretta da Steven Spielberg torna ora in tv, andando in onda questa sera alle 21.10 sul canale TwentySeven.
E.T. - L'extraterrestre, la trama
Elliott (Henry Thomas) è un bambino di nove anni che vive in una piccola cittadina della California, trascorrendo un'infanzia tutto sommato tranquilla in compagnia del fratello maggiore Michael (Robert MacNaughton), la sorellina Gertie (Drew Barrymore) e la madre (Dee Wallace-Stone). Tutto si aspetta Elliott dalla sua giovane vita, tranne che di imbattersi in un piccolo e adorabile extraterrestre, denominato E.T., che è stato lasciato indietro dalla sua gente, dopo che il governo degli Stati Uniti ha sorpreso una spedizione aliena con il compito di prelevare alcuni campioni del suolo terrestre. Ora E.T. non ha nessun altro desiderio che tornare a casa e ricongiungersi con coloro che, fuggendo, non si sono accorti di averlo lasciato indietro. Elliott nasconde così E.T. nel suo armadio, condividendo il segreto coi suoi fratelli, e cercando di nascondere l'alieno dalla caccia del governo. Il vero scopo, però, è aiutare il nuovo amico a tornare a casa, al luogo a cui appartiene.
Il rapporto tra Steven Spielberg e Drew Barrymore
"E.T., telefono, casa" è forse una delle battute più famose della storia del cinema, una di quelle frasi capace di entrare quasi nel linguaggio quotidiano, note anche a chi magari non è appassionato di lungometraggi e non ha nemmeno visto il film di Spielberg. Ma proprio questa diffusione suggerisce quanto questa avventura fantascientifica per ragazzi abbia avuto successo non solo alla data di uscita al cinema, ma anche nei decenni successivi. Un successo che, senza dubbio, ha cooperato anche a costruire la carriera dell'attrice di Drew Barrymore, che in E.T. non era altro che una bambina inizialmente spaventata dall'alieno del fratello e che serviva a dare al film un ulteriore livello di tenerezza e commedia. Ma più che a livello lavorativo, la relazione che si è instaurata tra l'attrice e il suo regista ha avuto importanta nella vita della Barrymore fuori dal quadro, visto che i due sono legati da una profonda amicizia e che, in varie occasioni, l'attrice di Scrivimi una canzone ha affermato di aver riversato sul regista il suo bisogno di una figura paterna. Lo ha raccontato recentemente anche in una intervista con Vulture, in cui ha asserito che Spielberg, soprattutto negli anni di E.T. ed immediatamente successivi, è stato un padre migliore di quanto non fosse quello biologico, che l'aveva resa vittima di un ambiente familiare abusivo e tossico. L'attrice ha infatti raccontato che Spielberg è stato "l'unica persona della mia vita, fino a quel momento, ad essere stata per me una figura genitoriale". Secondo quanto riporta la testata, Drew Barrymore chiese a Spielberg, durante un pranzo durante la produzione di E.T., se poteva diventare il suo papà. Spielberg disse di no, ma acconsentì ad essere il suo padrino, soprattutto quando scoprì che il vero padre della bambina, John Drew Barrymore, ex attore shakespeariano, era un alcolizzato che sembrava avere come unico scopo quello di distruggere la sua unica famiglia. Un uomo che aveva sbattuto sua figlia al muro o l'aveva convinta che il dolore che provava alle dita, dopo averla costretta a tenere la mano su una candela accesa, fosse solo il frutto della sua immaginazione capricciosa. Secondo Looper, inoltre, Steven Spielberg non solo portò la bambina a Disneyland e le regalò un gattino, ma fece in modo che la bambina, sul set, preservasse il suo senso di meraviglia, tanto che la stessa Barrymore ha successivamente confessato di aver sempre creduto che E.T. fosse un vero alieno. Naturalmente l'umore sul set non era sempre dei migliori e lavorare con dei bambini può rappresentare una sfida difficile anche per un talento come Spielberg. Il sito dell'Internet Movie Data Base, ad esempio, ricorda un episodio in particolare in cui Drew Barrymore continuava a dimenticare le battute, ritardando spesso le riprese. Steven Spielberg finì col perdere la pazienza, rimproverandola al punto da farla scoppiare a piangere. Solo più tardi il regista avrebbe scoperto che la bambina si era recata sul set con la febbre molto alta, che comprometteva le sue capacità di lavorare. Fatta questa scoperta, Spielberg andò dalla bambina, l'abbracciò e si scusò per il suo comportamento.
Fece, insomma, tutto quello che il vero padre di Drew Barrymore non aveva mai fatto: si prendeva cura di lei e, quando sbagliava, invece di punirla chiedeva scusa. Non sorprende, dunque,che una bambina con una situazione familiare tanto particolare si sia legata così tanto al regista che ha lanciato la sua carriera e, forse, ha salvato la sua vita.
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