"A Family Affair", la Kidman si dà alla commedia piccante su Netflix

L’attrazione tra una vedova e una giovane star del cinema ha conseguenze tragicomiche in una rom-com non memorabile ma godibile, che punta sul cast celebre

"A Family Affair", la Kidman si dà alla commedia piccante su Netflix
00:00 00:00

Su Netflix arriva “A Family Affair”, commedia romantica che si candida ad essere uno dei titoli di punta dello streaming estivo. A firmarla è Richard LaGravenese (già regista di “P.S. I Love You”), mentre i protagonisti sono Nicole Kidman e Zac Efron. L'attrice premio Oscar e l'attore di “The Iron Claw”, di nuovo insieme dopo le scene ad alto tasso erotico di “The Paperboy” (2012), sono impegnati nel racconto delle imprevedibili e talvolta ilari conseguenze dell’attrazione.

Il film segue le vicende di Zara (Joey King), ventiquattrenne che lavora come assistente personale per la star del cinema Chris Cole (Efron). L’uomo è un implacabile donnaiolo, un egocentrico pieno di manie e difficile da accontentare; non sostenendo più i suoi capricci e i micidiali ritmi di lavoro, Zara decide di licenziarsi. A cambiare le carte in tavola sarà l’incontro imprevisto tra il suo ex capo e sua madre Brooke (Kidman) e la conseguente nascita di un’appassionata relazione tra loro. Zara diventa matta al pensiero del legame tra la genitrice e il proprio “aguzzino”, persone tra cui oltretutto intercorre una marcata differenza d’età. I tre si troveranno ad affrontare i lati più complessi dell’amore, del sesso e della ricerca di identità.

Impossibile ignorare le somiglianze tra la trama di “A Family Affair” e “The Idea of You”, l’ultimo successo targato Prime Video con protagonista Anne Hathaway, ma evidentemente oltreoceano sono a corto di idee. A essere sinceri la ricetta di base è allargabile a quasi tutte le nuove produzioni: una storia a tratti toccante, innesti comici e presenze attoriali di grande richiamo.

Ciò non toglie che la visione di “A Family Affair” sia gradevole.

Il film racconta a modo suo non tanto il rapporto madre-figlia quanto la complessità dei sentimenti e dei legami tra persone che si vogliono bene. Inoltre traccia nell’acquisizione di maturità e consapevolezza l’unica via possibile per scoprire chi si è veramente.

Da un lato abbiamo una donna rimasta vedova che, dopo molti anni di solitudine, finisce per riaprire le braccia all’amore incurante degli avvertimenti della figlia e della differenza di età con l’uomo in questione; dall’altro una ragazza divisa tra le proprie aspirazioni, il complesso di essere figlia di una donna di talento e le conseguenze della passione, improvvisa e improbabile tra due persone per lei importanti.

La protagonista in balia dell’eros è una donna in piena ricostruzione e la cui età è solo un fatto anagrafico dato che la vita può annientarti e chiederti di ricostruirti in qualunque momento. L’esperienza da ultracinquantenne, ad ogni modo, le ha donato idee chiare su alcune regole di base di cui pretendere l’osservanza in una relazione. Una sorta di inutile conquista dato che la donna se ne esce ugualmente con l’immarcescibile frase da attaccamento evitante: “Non voglio aver bisogno di lui, perché se poi finisce..”. Come a dire che non c’è vissuto o QI che tenga: da qualche parte albergano sempre le paure da bambina ferita, pronte ad emergere quando l’adulta si sente sottrarre il timone della razionalità.

Il film non è certo più clemente nei confronti del personaggio della figlia, caratterizzata come una giovane che si atteggia tutto il tempo a depositaria della morigeratezza di costumi e, a tratti, della verità assoluta, quando poi verrà messa di fronte all’evidenza di essere un’egoriferita, pronta a indicare la pagliuzza nell’occhio altrui e ad ignorare la trave nel proprio.

Non va meglio infine alla figura maschile, un individuo irrisolto, le cui nevrosi si autoalimentano nella solitudine da torre d’avorio in cui lo ha costretto la celebrità.

Insomma, “A Family Affair” regala una bella disanima di tumulti interiori variamente assortiti.

L’unica a mantenersi faro di briosa saggezza è l’”esperta di vita” interpretata dall’eterna Kathy Bates, qui nei panni dell’editor e suocera del personaggio cui dà il volto la Kidman. Un po’ alter ego di quest’ultimo e un po’ analista, rappresenta l’età in cui subentra una solida consapevolezza di come non valga la pena dannarsi per opinioni altrui e serva abbracciare le nostre motivazioni profonde non solo senza drammatizzarle ma accogliendole con una leggerezza di stampo calviniano.

Joey King, attrice nota grazie della saga “The Kissing Booth”, è forse la più spontanea tra i protagonisti del film.

Difficile infatti poter parlare di intesa naturale tra i due interpreti più adulti, il che inficia non poco la credibilità dell’insieme.

Siamo nel classico film in cui lo spettatore si abbandona a qualche risonanza interiore e trova al contempo disimpegno condito da battute e situazioni piccanti, né più né meno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica