Tutti o quasi i grandi classici della cinematografia del passato sono stati colpiti dalla bufera chiamata "il politicamente corretto". I casi eclatanti di Via col Vento e Peter Pan sono solo alcuni dei tanti film che sono stati bollati con contenuti discriminatori solo perché viviamo in un’epoca dove non si riesce più a contestualizzare il nostro stesso passato. E anche Mary Poppins finisce nel mirino, proprio come ha riportato il magazine di Variety. Il celebre film della Disney, che è arrivato nei cinema nel lontano 1964 e che ha rappresentato un punto di svolta per la “casa di Topolino”, oggi conterrebbe al suo interno un linguaggio discriminatorio. La British Board of Film Classification ha perorato la causa e in una nota del suo ufficio stampa ha confermato che sono stati “costretti” a cambiare la classificazione del film. Non è più per “tutti” ma i minori di 12 anni devono essere accompagnati durante la visione da una persona adulta.
Diversamente da quello che è accaduto con altri film, le cui scene sono state tagliate o addirittura censurate, Mary Poppins conserva tutta la sua bellezza e la sua ilarità. A cambiare è il disclaimer a inizio dei titoli dove si legge, per l’appunto, che è stato aggiornato il rating di riferimento. Il motivo di tutto questo clamore va ritrovato nel linguaggio discriminatorio del film. Un portavoce della BBFC ha specificato che Mary Poppins “contiene per ben due volte l’uso improprio del termine ottentotto”. La parola in questione sarebbe impropriamente usata per definire la popolazione indigena dell’Africa australe dei Khoekhoe, che all’epoca dei primi stanziamenti olandesi del diciassettesimo secolo occupava la regione del Capo di Buona Speranza.
“Mary Poppins ha un suo contesto storico preciso e l‘uso di quelle parole non è condannato ma le nostre linee guida sono ben precise – scrive in una nota l’ufficio stampa della Commissione -. Rappresenta un linguaggio che non è accettabile con classificazione per tutti. Per questo abbiamo valutato il film con un nuovo ratings per uso di un linguaggio discriminatorio – aggiunge-.
Abbiamo capito dalle nostre ricerche sul razzismo e la discriminazione che è una preoccupazione importante per le persone e in particolare per i genitori – si legge -.La possibilità di esporre i bambini a un linguaggio o a un comportamento discriminatorio non è giusto. E potrebbero trovare penoso o ripeterlo senza rendersi conto della potenziale offesa“.
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