“Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente”, prequel all’altezza

La fantascienza distopica si intreccia alle dinamiche dei talent televisivi in un film che racconta le origini di Coriolanus Snow, la sua deformazione valoriale e la sua ascesa al potere

“Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente”, prequel all’altezza
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Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, prequel della celebre saga young adult creata da Suzanne Collins, è diretto da Francis Lawrence e racconta la storia del giovane Coriolanus Snow, destinato molti anni dopo a diventare il leader contro cui lotterà Katniss Everdeen.

Undici anni dopo l’uscita del primo film e otto dopo l’ultimo, arriva quindi un prequel che segue ancora una volta un paradigma orwelliano e sa essere all’altezza delle aspettative, pur peccando di prolissità.

Ambientato più di 60 anni prima degli eventi raccontati nei 4 capitoli con Jennifer Lawrence, il film ripercorre i primordi dei giochi mostrandoli quindi in una versione più primitiva. Per il resto l’impianto visivo e narrativo è conforme alle “linee guida” della saga originale e tutto oscilla tra citazioni esplicite a quella e novità atte a regalare un’identità propria all’opera.

Oltre ad essere cupo e avvincente, “Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente” si presenta anche tortuoso, del resto consiste nella semplificazione di vicende che occupano un romanzo di 500 pagine.

L’arco narrativo è diviso in tre atti in cui, oltre a narrare come gli Hunger Games siano diventati un evento mediatico, si esplora la genesi della scalata al potere di Snow e si segue, nella terza parte, il deterioramento morale (a dire il vero fin troppo repentino) del protagonista.

Nell’incipit scopriamo l’infanzia di chi abbiamo imparato a conoscere come presidente tirannico di Panem e supervisore dei giochi, (interpretato da Donald Sutherland nei film originali). Coriolanus (Tom Blyth) è un giovane di Capitol City la cui famiglia è ridotta da tempo in povertà. Il ragazzo dissimula la situazione economica come può, perché frequenta una scuola da privilegiati. Per provvedere ai congiunti, ha in programma di assicurarsi il denaro dell’agognato Premio Plith, pensato per chi ha la media di voti più alta. Coriolanus è certo di vincerlo, ma il giorno della consegna del riconoscimento si scopre che il premio andrà a chi tra gli studenti prescelti si rivelerà il miglior mentore per i concorrenti dei giochi. In quello che sarà un vero e proprio show televisivo con tanto di conduttore, a Coriolanus viene assegnata il tributo donna del distretto 12, Lucy Gray Baird (Rachel Zegler). Il ragazzo lotterà per portare la sua protetta a essere la preferita dal pubblico e poi tenterà di condurla alla vittoria affinché possa sopravvivere.

Tra inganni, forconi, droni e rettili mortali, va in scena il motto “panem et circenses”. Il punto di arrivo per la capitale, il cui potere è fondato su iniquità economiche, è la perpetuazione dei crudeli Giochi atti a dominare col terrore gli indigenti oppressi nei distretti.

La critica alla società dello spettacolo è mirata, puntuale ed evidente; viene ben mostrato come si induca ad appassionare il pubblico al peggio per alzare gli ascolti.

Quanto al protagonista, ci viene presentato come dotato di un’intelligenza acuta e dal grande potenziale ma anche come un ragazzo che, cedendo alle lusinghe del potere e del successo, svilupperà in negativo le qualità di partenza: l’originaria empatia, corrotta da una disperata ambizione, evolverà in totale spietatezza.

Anche se il tema centrale resta quello solito, su quanto la società e l'ideologia

possano influenzare qualcuno, “Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente” non è un mero tentativo di capitalizzare la popolarità del franchise, bensì un prequel intrigante e ben interpretato.

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