L'albatross - Oltre la tempesta, la vera storia del naufragio in cui morirono degli adolescenti

L'albatross - Oltre la tempesta è una pellicola che racconta la terribile storia vera di una nave scuola che si trovò al centro di una cosiddetta tempesta bianca

L'albatross - Oltre la tempesta, la vera storia del naufragio in cui morirono degli adolescenti

L'albatross - Oltre la tempesta è la pellicola che va in onda questa sera alle 21.10 su Rai Movie. Si tratta di una pellicola che racconta un'incredibile quanto tragica storia vera. Diretto da Ridley Scott nel 1996, il film è tratto dal libro The last voyage of the Albatross, scritto da Charles Gieg e Felix Sutton.

L'albatross - Oltre la tempesta, la trama

Frank Beaumont (Jeremy Sisto), Gil Martin (Ryan Phillippe), Chuck Gieg (Scott Wolf) e Dean Preston (Eric Michael Cole) sono quattro ragazzi molto diversi tra loro che sono iscritti alla Ocean Acadamy, una scuola di navigazione attiva negli anni Sessanta negli Stati Uniti, famosa per le rigide regole applicate ai suoi studenti. Per poter ottenere il diploma a conclusione degli studi, tutti gli allievi sono obbligati a passare un anno in mare a bordo dell'Albatross, un brigantino comandando dal capitano Christopher Sheldon (Jeff Bridges), conosciuto con il "nome d'arte" di Skipper. Il viaggio, tra ostacoli e sfide da superare, diventa un mezzo con il quale i ragazzi comprendono il vero significato della vita e del lavoro in mare e porta alla creazione di forti legami che sembrano di quelli destinati a durare per sempre. Tuttavia, sulla strada del ritorno, Skipper e i suoi allievi verranno messi di fronte e qualcosa che è decisamente più grande di loro e che ha delle conseguenze tragiche.

La vera tragedia dell'Albatross

Il mare è qualcosa con cui l'essere umano è sempre stato in contatto: un'entità che fa parte della nostra cultura e, per alcuni paesi, anche della vita quotidiana. Per altri il mare è un sogno da realizzare, un'ambizione di vita che alcuni inseguono, incapace di rimanere ancorati alla terra ferma. Allo stesso tempo, però, il mare è qualcosa di sconosciuto, qualcosa che può essere pericoloso tanto quanto una missione nello spazio: coi suoi fondali inesplorati, le correnti che sono in grado di distruggere qualsiasi rotta e i venti che cibano onde alte anche decine di metri, il mare può essere un terribile assassino. La vera storia del film Albatross - Oltre la tempesta racchiude entrambi i volti che mari e oceani possono avere. Da una parte, infatti, ci sono dei ragazzi che studiano e sognano per poter vivere e lavorare in mare, per poter solcare le onde e sentire sul volto lo schiaffo dell'acqua e la carezza del vento. Dall'altra, però, c'è la violenza con cui il mare sa colpire e distruggere, quella stessa violenza che il cinema ha saputo poi trasporre in grandi storie come, ad esempio, La tempesta perfetta.

L'Albatross, il vero Albatross, era una barca a vela che veniva ousata dall'Ocean Academy per preparare gli studenti del college a navigare in mare. La "nave scuola" fu attiva dal 1959 e per i tre anni successivi fu il mezzo attraverso cui gli studenti imparavano la vita in mare aperto nella rotta tra i Caraibi e la parte est dell'Oceano Pacifico. L'ultimo viaggio dell'Albatross prese il via nell'autunno del 1960: a bordo c'erano tredici studenti, il quattoridicesimo aveva rinunciato alla seconda parte del viaggio nella tappa di Balboa, a Panama. All'inizio del maggio 1961 l'Albatross lasciò Progreso, in Messico, ed era in rotta verso Nassau, per raggiungere poi le Bahamas. Il primo maggio il capitano Christopher Sheldon, il personaggio interpretato nel film da Jeff Bridges, decise di fermarsi per fare rifornimento. Non lo sapeva ancora, ma quello sarebbe stato uno degli ultimi momenti di pace del viaggio, che stava andando incontro a una Tempesta Bianca (White Squall in originale, che è anche il titolo del film). Stando a quello che si legge su MeteoWeb, una tempesta bianca è una forte tempesta di vento che avviene quasi sempre in mare aperto, soprattutto nelle zone tropicali. L'epiteto di "bianca" è dovuto al fatto che questo tipo di tempesta arriva improvviso, senza alcun tipo di avvertimento, e lascia il cielo scevro da quelle pesanti nubi nere che, di solito, sono il primo indizio di una tempesta in arrivo. Il bianco, inoltre, richiama anche la spuma che si crea in cima alle onde che si alzano sempre di più man mano che l'ululato del vento si fa più feroce. La nave scuola e le persone al suo interno, dunque, si trovarono al centro di quella che sembrava una vera e propria trappola degli elementi, che non prevedeva nessuna via di fuga. Alle 8.30 del mattino del due maggio la tempesta raggiunse la nave. Non appena il vento aumentò di intensità, con un crescendo di potenza contro cui poco avrebbe potuto fare l'ingegno umano, l'Albatross venne travolta e, in pochi attimi, stava già andando a fondo. Lo ricordò lo stesso Christopher "Skipper" Sheldon al New York Times, dicendo: "La nave è andata subito verso il fondo. Non ho potuto far altro che guardarla affondare sotto i miei piedi."

Nel naufragio persero la vita gli studenti Chris Coristine (che, secondo la ricostruzione, era tornato indietro per cercare di salvare più persone possibili), John Goodlett, che rimase impigliato nelle cime del ponte della nave, Rick Marsellus e Robin Wetherill. L'inabissamento portò anche alla morte di Alice Sheldon, moglie del capitano, e a quella del cuoco George Ptacnik. La tempesta era apparsa in fretta e altrettanto velocemente aveva strappato numerose vite, lasciando i sopravvissuti impossibilitati persino a mandare un segnale radio che avrebbe potuto permettere alle autorità di accorrere in loro soccorso. I sopravvissuti riuscirono a rimanere a galla grazie a due scialuppe di salvataggio, dove rimasero per quasi due giorni prima di essere salvate da un mercantile che li portò a Tampa. Sheldon non ricorda nulla del suo arrivo nella città della Florida, né della mole di giornalisti che lo circondarono non appena raggiunta la terra ferma. Ha detto: "Ero davvero esauto. Ho passato dieci o quindici minuti a parlare con la Guardia Costiera. Non ricordo nemmeno di aver preso un aereo per tornare a casa.

Era come se ci fosse un vuoto nella mia mente. In quei giorni non esistevano delle sessioni per superare il trauma come quelle che ci sono oggi per persone che hanno affrontato qualcosa di simile a quello che avevo affrontato io."

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